30/05/22

Giuseppe Gioachino Belli e l'attore Tommaso Sgricci.

Un personaggio famosissimo, quasi contemporaneo di G.G.Belli, è Tomasso Sgricci (1798-1836).
Costui era un attore molto famoso a Roma e in Europa per la sua abilità particolare di improvvisare sul palcoscenico.  
Durante le rappresentazioni teatrali, il pubblico lanciava una parola o una frase e Sgricci, con una abilità portentosa, era in grado di creare dal nulla non solo sonetti, ma interi poemi e commedie
Il suo talento era proprio tutto nel creare versi dal nulla, e questa sua caratteristica lo portava in tournée, nei palcoscenici di tutta Europa.
Sgricci, omosessuale
Sgricci fu però anche un personaggio molto controverso proprio per la sua dichiarata omosessualità, non faceva infatti mistero della sua passione per gli uomini....Possiamo immaginare che scandalo provocasse una tale situazione in quei tempi....
E proprio a causa di questo orientamento sessuale, apertamente dichiarato, Belli lo nomina nel sonetto Er Cardinale solomíto, in quanto rappresentava in quei tempi il clichè dell'omosessuale
I vizi dei preti corrotti
E proprio grazie ai Sonetti belliani conosciamo i vizi dei preti corrotti del suo tempo: avidità, ipocrisia, edonismo, lussuria, gola, sodomia... e chi più ne ha, più ne metta….
Un duro  giudizio quello trasmesso, tramite la sua arte  dal Poeta che, riferendosi proprio agli ecclesiastici, li definisce  con poche, colorite parole .. pretacci maliggni e traditorie li classifica secondo  le loro debolezze accidiosi, rrabbiosi, jotti (=ghiotti), avari, superbi, e fottitori..
(vedi il sonetto "L’essempio").
Sempre a proposito dei preti, Belli non va tanto per il sottile contro uno dei vizi da sempre condannato dalla chiesa : la sodomia, l'omosessualità con cui ancora oggi le gerarchie ecclesiastiche devono fare i conti.

Condanna della sodomia e dell'ipocrisia. 
I vizi degli ecclesiastici sono un tema dominante nei sonetti di Belli
Interessante un famoso sonetto, dove vengono trattati questi argomenti: Li dilitti d’oggiggiorno (leggi dopo).
Qui le parole di condanna scritte da Belli sembrano colpire piuttosto l’ipocrisia delle alte sfere ecclesiastiche nel nascondere e negare i reati, compresi quelli legati alla sfera sessuale, quando a commetterli è uno di loro. 
La denuncia è contro l'atteggiamento ipocrita, falso, doppio, tenuto  in questo caso, addirittura da papa Gregorio XVI in persona. Si riferisce al caso di un certo Don Marco, autore di atroci delitti: rapporti sessuali con donne sposate, stupro di bambini, furti e frodi di ogni genere. 

Il prete però ogni volta che viene chiamato a rispondere delle proprie azioni, viene però assolto dal Papa, il quale finge di non credere alla veridicità delle accuse.
Esecuzione capitale 
di cinque sodomiti
a Gand (Belgio) nel 1578.
Ma inaspettatamente giunge, paradossale, come dire, il lieto fine: una spia suggerisce al Papa che Don Marco possa essere un liberale iscritto alla Massoneria, e così il Papa lo condanna, in segreto, senza processo.
Contro i cardinali
Molto 
più dura è la condanna di Belli contro il reato di sodomia, contenuta in un altro  sonetto:  Er Cardinale solomíto (leggi dopo).
Qui l'atteggiamento  moraleggiante di Belli si mostra tutto, quando mette in scena un Dio intransigente e duro contro chi commette questi gravi atti, e che non sente ragioni, non fa sconti di sorta anche se il peccatore è un Cardinale.
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I Sonetti

Li dilitti d’oggiggiorno.
Don Marco fu cconvinto d’adurterio,
e er Papa l’assorvé ccome innoscente.
Diede in culo a li fijji de Saverio,
e er Papa disse: «Nun è vvero ggnente»

Ha ffatto stocchi, furti, e un diavolèrio
de fede farze contro tante ggente,
e er Papa se n’e usscito serio serio:
 «Nun ci vojjamo crede un accidente».
Arfine jjeri pe vvoler divino
una spia je soffiò ste du’ parole:
«Santo Padre, don Marco è ggiacubbino».

E er zanto Padre, in ner momento istesso,
sentennose toccà ddove je dole,
lo condannò da lui senza proscesso.
(4 giugno 1834)
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1.Trufferie di danano. 2.Se n’è uscito: se n’è disimpegnato col dire, ecc.
3.Sentendosi. 4. Da sé medesimo
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Er Cardinale solomíto
Rogo per sodomia
del cavaliere 
di Hohenberg e del 
suo servo sotto le mura di Zurigo
 (
1482)
Bbadi, Eminenza. Iddio sto perzichino
nu lo vò un corno: Iddio è un cane grosso [2]che un giorno o ll’antro[3] 
pò arrivavve all’osso
e ddavve er gusto de strillà Ccaino. [4]
             
Lui ve sopporterà ssor prete rosso
un anno, dua, tre, cquattro, ccinque, inzino 

che jje zzompi la mosca sur nasino
eppoi ve striggnerà lli panni addosso.
              
 Dio fa ccampana e ccapoccella,[5] e vvedee 
ssente tutto, e cce n’ha ppochi spicci e ggnente da spiccià,[6] ssi[7] llei sce crede.
              
Com’è ito a ffiní ppe sti crapicci
quer tar[8] prelato?. Morze e sse n’aggnede [9]
a aspettà ar callo[10] er zor Tomasso Sgricci.

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1. Sodomita.2.È un personaggio potente.3.Altro.4.Così dicesi dell’abbaiare, anzi dell’ululare e doloroso deicani.5.Sta in ascolto e fa capolino.6 Non bada: è risoluto nell’operare.
7.Se.8.Quel tal.9.Morì e se ne andò.10.Adaspettare al caldo.