27/02/18

G.G. Belli e il suo matrimonio

G.G.Belli - matrimonio 
A 25 anni, il 2 settembre 1816, Giuseppe Gioachino Belli sposò, senza amore,  la contessa Maria Conti, vedova  e di circa undici anni più anziana.
La vicenda che ruota intorno a questo matrimonio è densa di significati circa i rapporti fra uomo e donna in quel periodo. 
La donna sposa e madre
Nella società di quell'epoca vigeva il modello cattolico, basato sull’esaltazione della verginità e dell’universo conventuale, mentre per la donna il modello era esclusivamente quello della sposa e della madre, così come l’imitazione della purezza della Vergine diventava il centro dell’educazione femminile.
Ovviamente c'era una grande differenza fra la i diversi ceti sociali. Così mentre mentre fra i più ricchi, le donne erano ancora escluse da ogni attività lavorativa, nei ceti poveri urbani la diffusione del lavoro extradomestico salariato aveva creato una nuova figura sociale, quella della donna lavoratrici.  
Le prime dovevano seguire magiormente il modello tradizionale, basato sulla dipendenza economica e sull’aspirazione al matrimonio, istituzione cardine della società dell'800. 

Contessa Maria Conti e il primo matrimonio
Mariuccia Conti  era nata il 15 agosto 1781, da Valentino, stimato curiale romano, oriundo di Terni, e da Silvia Cerroti. Maria era figlia unica, ed era considerata una ricca ereditiera e quindi un ottimo partito.
All' eta' di 19 anni incontrò il conte Pichi, rampollo d’una antica famiglia marchigiana,  che si era trasferito a Roma per esercitare la professione forense. 
Come ogni figlia di famiglia, è facile presumere che aspirasse ad un buon matrimonio, e tale doveva considerarsi quello con il conte, tant'è che si giunse ben presto alle nozze il  30 giugno 1800, nella Chiesa parrocchiale di S. Maria in ViaGli sposi andarono ad abitare nel palazzo Boncompagni- Piombino gia' Spada Veralli, in piazza Colonna n. 213.
G.G.Belli -Moglie, 
contessa Maria Conti
Non fu un’unione serena quella con Giulio Pichi, Maria rimase incinta, ma il bambino nacque morto. 
Giulio poi aveva fama di godereccio ed in effetti in breve tempo aveva dilapidato il patrimonio della sua famiglia ed aveva cominciato a fare la stessa cosa con quello di Maria.  E l' avvento delle autorità imperiali francesi avevano messo Pichi- per le sue idee politiche- in seri imbarazzi finanziari, avendo egli perduto vari incarichi e appoggi. Ben presto,  si ammalò e cadde in stato di demenzaTale situazione, insieme ad una relazione extraconiugale, fini per creare una situazione insostenibile con la moglie.  
I due si separarono consensualmente e con accordo regolarono le rispettive posizioni(vedi istrumento del 13 nov. 1813, rogato dal Notaio Serpetti)

Maria  e il secondo matrimonio
La conoscenza fra Maria ContiBelli avvenne in qualche salotto letterario frequentato dalla vedova.
Lei aveva 36 anni,  lui 25.
Giuseppe Gioachino era un bel giovanotto e animava con le sue abilità poetiche in lingua alcuni ambiti salotti di Roma. Dalla conoscenza e dalla stima all'amore il passo fu breve e questo, nella vedova Pichi, dovette assumere un carattere di vera e propria passione
Essendo morto Giulio Pichi il 17 gennaio 1816,  tutto era più facile perchè Maria era vedova.
Anche per questo secondo matrimonio e  coronare il suo sogno d’amore, Maria Conti, donna coraggiosa e risoluta, dovette affrontare alcune difficoltà.
G.G.Belli
ritratto da giovane
Dapprima il rifiuto dello stesso orgoglioso Belli, a causa delle sue condizioni di indigenza, in confronto alla notevole fortuna della Conti.  
Accettò infatti solo dopo che Mariuccia ebbe ottenuto, dal Card. Consalvi, tramite l'amica Principessa di Piombino, un modesto impiego governativo, che gli avrebbe permesso una ruolo dignitoso accanto alla consorte benestante. 
Ma sopratutto erano contrari i genitori di lei, sia per la differenza di eta', sia per le condizioni finanziarie del giovane.
Il matrimonio venne celebrato segretamente il 12 settembre 1816 nella Parrocchia di S. Maria in Via. Le malelingue  a Roma  commentarono che il giovane poeta “aveva appiccato il cappello”. Tanto più che Giuseppe G. in abbondanza aveva solo i nomi di battesimo, ma per il resto era ricco solo di fascino e savoir faire
Maria, rimasta incinta dopo un mese, si getto' col marito alle ginocchia della madre, che si commosse e benedisse entrambi; piu' difficile fu ottenere il perdono dal padre, che all' epoca si trovava a Terni.
Queste che seguono sono le parole riferite dalla suocera: Belli pareva il figliol prodigo e mi disse: Io non volevo; saro' sempre figlio e servitore: Mariuccia l' amo come moglie, la rispetto come madre e mia benefattrice".
Alla fine il padre dovette piegarsi e così Belli andò ad abitare presso la famiglia Conti nel bell'appartamento al secondo piano di Palazzo Poli.
Qui il Poeta, insieme a moglie, suoceri,  zio avvocato e poi al figlio Ciro rimase per  quasi 21 anni,  fino al 1837 quando la moglie morì improvvisamente a 46 anni e così si ritrovò in nuovi dissesti finanziari. 

Maria Conti,  donna anticonfomista e coraggiosa
Mariuccia Conti dai suoi contemporanei è descritta come una donna non bella ma ".. di pronto ingegno, franchissima parlatrice" e molto paziente.... Oltre a ciò era benestante e unica ereditiera della sua famiglia. 
Analizzando dunque le vicende di cui è protagonista, questa donna si dimostra anche anticonformista e coraggiosa, rispetto al molti vincoli imposti alle donne dei suoi tempi.
In primis si separò dal primo marito Conte Pichi, non accettando con rassegnazione un matrimonio infelice. 
Poi, innamoratasi di un uomo molto più giovane, squattrinato e non appartenente alla stessa classe sociale,  nonostante l'opposizione della sua famiglia, lo sposò segretamente. 
G.G.Belli, Fontana di Trevi
costruita su palazzo Poli
E pur di risposarsi, grazie ai suoi potenti conoscenti, Mariuccia riuscì a imbucare Giuseppe Gioacchino nell'amministrazione pontificia con un modesto impiego, in modo però da dargli la dignità del lavoro,  allontanando così la fama di  "mantenuto" dalla ricca e matura consorte. A questo punto è auspicabile pensare che Belli di fronte a tutto questo amore, sdevozione, pazienza  non sia stato del tutto indifferente e che  sia rimasto perlomeno riconoscente a Mariuccia. 

Giuseppe G. e Mariuccia dopo il matrimonio
Analizzando la storia successiva al matrimonio, intravediamo che il rapporto fra marito e moglie assume dei risvolti un pò diversi. 
Mariuccia, divenuta la signora Belli entrò sempre di più nel ruolo di moglie/madre/figlia devota, che i modelli dell'epoca favorivano. 
Non sappiamo quanto a suo agio!!!
Dalle numerose lettere che Giuseppe G. le inviò, durante i suoi tanti viaggi, vediamo che la consorte non accompagna mai il marito sia nei viaggi di piacere, che in quelli fatti per curarne gli interessi  (nelle Marche sopratutto). 
Mariuccia  risulta sempre più impegnata in beghe domestiche a Roma, tanto da trascurare anche la sua salute. 
Come madre premurosa accudisce il figlio Ciro nato nel 1824, e da figlia devota si occupa degli anziani genitori  e lo zio avvocatoche abitano nello stesso lussuoso appartamento a Palazzo Poli.
Giuseppe G. è amante dei viaggi e sembra cogliere ogni occasione per allontanarsi dal menàge romano, trascurando spesso anche il compleanno della consorte!! E' quindi spesso lontano, e i viaggi sono anche occasione per frequentare altre donne!!
E' vero però, che nonostante la lontananza in occasione del compleanno della moglie non dimentica di inviare auguri, o scrivere sonetti o poesie in italiano o di invitare la moglie ad organizzare qualcosa con i suoi amici (vedi le congratulazioni per la serata di poesia organizzata da Mariuccia). 

Donna romana
Spesso in questi viaggi ricorrenti è costretto a occuparsi di faccende economiche, molto molto lontane dai suoi interessi letterari.
Comunque, forse perchè si era reso conto che il patrimonio della moglie non era così favoloso come si voleva far credere, si impegna nelle beghe marchigiane e alle volte mostra una buona conoscenza del codice civile.
Però, a differenza di quello che spesso imponeva la società dell'epoca, sembra dipendere dalla moglie sia per quanto concerne la gestione di denaro, che per le sue spese per vestiario e varie, nonchè per le decisioni da prendere circa questioni economiche legate ai beni territoriali nelle Marche. 
Non va dimenticato infatti che in quell'epoca le donne coniugate, sottoposte all’autorità maritale, venivano private dell’esercizio di qualsiasi diritto che implicasse un’azione nello spazio pubblico (non solo operazioni commerciali e aperture di conti bancari, ma anche l’iscrizione all’università o la richiesta del passaporto). 

Anche per le tante occasione mondane, per le serate passate nei teatri di Roma  e di altre città che tanto interessavano il marito, Mariuccia sembra non accompagnarlo mai mentre è più impegnata in associazioni di volontariato. 
Insomma una moglie perfetta...E quando Mariuccia morì Belli scrive queste commosse parole: «Ella mi era tutto: moglie, amica, madre, consolatrice amorosissima. Tutto mi è mancato con Lei » 

I sonetti scritti per la moglie
In occasione di due compleanni di Mariuccia, nata il 15 agosto,  Belli scrive due Sonetti. Il tono però di entrambi non è affatto romantico, o encomiastico, o  allegro, come ci si aspetterebbe  visto che il pretesto è una lieta ricorrenza. 
In entrambi il tono è amaro, e sembra come  che Belli sia preso dal ricordo  rabbioso del suo stato di indigenza passato, che non gli avrebbe mai permesso di fare un regalo alla moglie a causa della mancanza di soldi.

Pe la Madonna de l’Assunta festa e Comprïanno 1 de mi’ mojje.
Mojje mia cara, a sto paese cane 
nun ze trova nemmanco a fà a sassate; 2 
e cquanno hai crompo 3 un moécco 4 de patate, 
fai passo ar vino e cquer ch’è peggio ar pane. 
Io pisto er pepe, sòno le campane, 
rubbo li gatti, tajjo l’oggna 5 a un frate, 
metto l’editti pe le cantonate, 
cojjo 6 li stracci e agliuto le ruffiane. 
Embè lo sai ch’edè cche cciariscévo? 7 
Ammalapena pe ppagacce 8 er letto: 
anzi, a le du’ a le tré, 9 spallo 10 e cciarlèvo. 11 
Duncue che tt’ho da dà, ppòzzi èsse santa? 
Senza cudrini 12 ggnisun chirichetto disce 
G.G. Belli, busto 
collocato al Pincio 
Dograzzia e ggnisun ceco canta. 
Roma, 15 agosto 1830 - De Peppe er tosto 

NOTE - 1 Compleanno. 2 Non si trova ad occuparsi in nulla. 3 Comperato. 4 Baiocco. 5 Le unghie. 6 Raccolgo. 7 Cos’è che ci ricevo? 8 Pagarci. 9 Sovente. 10 Do in fallo. 11 Arlevarci: toccar busse. 12 Quattrini. 

[Versione. Per la Madonna dell'Assunta festa e compleanno di mia Moglie.
Moglie mia cara, in questo paese cane non si trova ad occuparsi di nulla; e quando hai comperato un baiocco di patate rinunci al vino e quel che è peggio al pane. Io pesto il pepe, suono le campane, rubo i gatti, taglio le unghie a un frate, metto gli editti nelle cantonate, raccolgo gli stracci e aiuto le ruffiane. Ebbene sai cosa ricevo? a malapena  per pagarci il dormire: anzi alle due e alle tre sballo e ci rimetto. Dunque che cosa ti posso dare, potessi essere santa? Senza quattrini nessun chierichetto dice Deo Gratias e nessun cieco canta.


A mmi’ mojje ch’è nnata oggi, e sse chiama come che la Madonna 
Ber vive 1 a ffuria de slongà la zampa, 
e a la bbotte dell’antri èsse immriaca! 
Ma er verbo arigalà, 2 sora sciumaca, 3 
mo nun sta ppiú in gnisun libbro de stampa. 
Antro che cchi ha ppiselli 4 adesso campa: 
chi nun ce ll’ha caca de magro, caca. 
Er zor Donato è mmorto; 5 e, si ddio scampa 214 
s’ha da dà, sto da dà 6 ssa de triaca. 7 
Oggi è la festa vostra? Ebbè ppe cquesto 
m’averìa da impegnà lle mmannoline 8 
pe ffà un rigalo a vvoi? Sicuro, è llesto! 
Nu lo sapete che sse sta ar confine? 
Duncue Iddio ve dia bbene, e ppoi de resto
millant’anni e antrettante cuarantine. 
15 agosto 1832
-------------
1 Bel vivere. 2 Regalare. 3 Ciumaca, termine carezzativo. 4 Danari. 5 Proverbio. 6 Si ha da dare, questo dare, ecc. 7 Teriaca. 8 Mandoline, per genitali. 
Roma, 15 agosto 1832 – Der medemo 

[Versione. A mia moglie che è nata oggi e si chiama come la Madonna. 
Bel vivere a furia di allungare la mano, e essere ubriaca alla botte degli altri! Ma il verbo regalare, signora lumaca, adesso non sta in nessun libro stampato. Solo chi ha denari adesso vive: Chi non ce li ha spende poco. Il sor Donato (nel senso di regalare) è morto; e se, dio ne scampi, si ha da dare, questo dare è di teriaca.
Oggi è la festa vostra? Ebbene per questo mi dovrei impegnare i genitali per fare un regalo a voi? Sicuro e di fretta! Non lo sapete che si sta agli sgoccioli? Dunque Iddio vi dia bene, e poi mille anni e altrettante quarantanni.



2136. Er marito de ggiudizzio 
Ôh, er mi’ padrone poi, sora Scescijja, 1 
verbo corna s’ammaschera da tonto. 2 
Lui se n’essce da cammera onto-onto, 3
serra l’occhi, e vva ttutto a mmaravijja. 
Nun è omo d’avello 4 pe un affronto, 
si ssenza corpa sua cressce famijja. 
Le cose tutto sta cchi sse ne pijja, 
e ggnente dole mai si ttorna conto. 
Abbiti, argenterie, casa a ppalazzo, carrozze, 
servitú, ppranzi in campaggna... 
lui vede tutto e nnun dimanna un cazzo. 
La providenza viè? llui l’arisceve. 
Er camminuccio fuma? e cquello maggna. 
La funtanella bbutta? e cquello bbeve. 
2 aprile 1846 
1 Cecilia. 2 Fa lo gnorri. 3 «Lemme-lemme», come dicono i toscani. 4 Averlo.