Il monumento a Giuseppe Gioachino Belli (1791-1863) è stato realizzato dallo scultore siciliano Michele Tripisciano (1860-1913) nel 1913 in occasione delle celebrazioni per il cinquantenario della morte del Poeta romano.
Piazza G. G. Belli
Prima della costruzione dei muraglioni del Tevere lo slargo di Trastevere, dove è stato collocato, corrispondeva alla "piazza del Muro Nuovo" (come risulta anche dalla pianta del Nolli del 1748), così denominata per la presenza di un lungo e robusto muro costruito forse a difesa delle case dalle piene del Tevere.
Nel 1890 la piazza era invece denominata "piazza Italia".
Il Comitato e la sottoscrizione popolare
Finché nel 1910 tre illustri personaggi dell'epoca, Domenico Gnoli (di cui parlerò dopo), Ferdinando Martini (scrittore, politico e senatore) e Leone Caetani (storico, islamista e orientalista italiano) presentarono al sindaco di Roma, Enesto Nathan, l'idea di erigere e dedicare un monumento all'amato poeta romanesco G.G.Belli.
A tale scopo si formò un comitato di ammiratori e cultori del grande poeta che richiesero la concessione dell'area a Trastevere di fronte al ponte Garibaldi, che appunto prese il nome del Poeta romano.
D. Gnoli |
Nel frattempo Luigi Cesana, proprietario e direttore de Il Messaggero promosse una sottoscrizione popolare a quote di 2 soldi. L'importo preventivato di 30.000 lire sarebbe stato raggiunto anche con gli incassi di rappresentazioni straordinarie ai teatri Adriano, Valle e Quirino; i membri della Giunta raccolsero fra loro 200 lire ed il sindaco ne offrì 80 di tasca propria.
Il 31 gennaio 1911 fu bandito il concorso ed il 22 aprile la commissione dichiarò vincitore lo scultore siciliano Michele Tripisciano (che rinunciò al proprio compenso).
Il modello da lui presentato alla commissione preposta alla scelta, aveva vinto solo di stretta misura sugli altri concorrenti, ma il risultato finale ottenne un grande successo e, si dice, piacque molto ai romani.
Il modello da lui presentato alla commissione preposta alla scelta, aveva vinto solo di stretta misura sugli altri concorrenti, ma il risultato finale ottenne un grande successo e, si dice, piacque molto ai romani.
In particolare Domenico Gnoli (Roma, 1838 – Roma, 1915) è stato un poeta, storico dell'arte e bibliotecario italiano. Un intellettuale eclettico e, oltre alle opere in poesia, va ricordato anche per i suoi lavori come critico d'arte, storico e critico letterario; fondò e diresse la rivista «Archivio Storico dell'Arte», una delle più autorevoli riviste sull'argomento; come specialista del Rinascimento pubblicò saggi su Raffaello, Michelangelo e Bramante. Per breve tempo ha diretto la «Nuova Antologia» e la «Rivista d'Italia». Grazie a un suo intervento, il Comune di Roma, che aveva deciso di abbattere la casa del Burcardo in via del Sudario, vi rinunciò e anzi promosse il restauro dell'edificio.
Fu in amicizia con P. Giordani e con G.G. Belli: di quest'ultimo condivise la natura intimamente scissa fra un'anima liberale e una confessionale, insomma "fedele al governo pontificio del quale era funzionario", ma "non avverso alle idee di unità e di indipendenza".
Nel 1909 con grande dispiacere dovette lasciare la direzione della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, mitigato dal passaggio alla Biblioteca Lancisiana. Dal 1910 alla morte diresse la Biblioteca Angelica di Roma, mantenendo la direzione della Lancisiana.
Michele Tripisciano
(Caltanissetta, 13 luglio 1860 – Caltanissetta, 21 settembre 1913)
M. Tripisciano |
Forse l'opera più nota di quel fecondo periodo artistico è l'Orfeo, un bellissimo marmo che nel 1898 venne presentato alla prima Esposizione Italiana di Belle Arti a San Pietroburgo,riscuotendo un enorme successo. L'anno seguente la stessa opera venne scelta a rappresentare l'Italia all'esposizione di Parigi, ed ancora venne premiata nell'esposizione di Roma del 1901 e in quella internazionale di Barcellona del 1902. Ebbe medaglie e diplomi d'onore ad ogni esposizione e vinse i concorsi per l'esecuzione delle due statue di Paolo e Ortensio per il Palazzo di Giustizia a Roma, per rappresentare la Sicilia sul monumento del Vittoriano e per il monumento a Gioacchino Belli.
Nel 1912 Vittorio Emanuele II gli conferì l'onorificenza di cavaliere dei SS Maurizio e Lazzaro .
Nel 1912 Vittorio Emanuele II gli conferì l'onorificenza di cavaliere dei SS Maurizio e Lazzaro .
Monumento a GG. Belli una delle due vasche delle fontane laterali |
Spicca tra tutti il Monumento a Gioacchino Belli, eretto nella omonima piazza di Roma.
E' raffigurato con cilindro e bastone, e poggia la mano destra sulla spalletta di ponte Fabricio, accanto ad una delle erme marmoree quadrifronti per le quali il ponte fu anche denominato "ponte Quattro Capi".
Insomma è colto in un atteggiamento di una certa naturalezza, come quello di un vecchio signore che si poteva incontrare per strada nell’ottocento.
Da notare: il bastone in ferro, fissato con cemento e dipinto di nero a simulare l'ebano, in sostituzione di quelli in legno originali, rubati più volte; sempre su lato sinistro lo scultore incorporò un’antica scultura romana, un’Erme proveniente dal ponte Fabricio. Operazione eseguita con il permesso del Comune di Roma, a dimostrazione di quanta importanza i romani davano a questo monumento dedicato al Belli agli inizi del novecento. Monumento a G.G.Belli, retro |
Alle sue estremità sono due fontane gemelle che ricevono acqua ognuna da un mascherone che raffigura la “Poesia” (sul lato verso il Tevere) e la “Satira”.