01/07/20

Belli e il suo monumento a Trastevere

Il monumento a Giuseppe Gioachino Belli (1791-1863) è stato realizzato dallo scultore siciliano Michele Tripisciano (1860-1913) nel 1913 in occasione delle celebrazioni per il cinquantenario della morte del Poeta romano. 
Piazza G. G. Belli
Prima della costruzione dei muraglioni del Tevere lo slargo di Trastevere, dove è stato collocato, corrispondeva alla "piazza del Muro Nuovo" (come risulta anche dalla pianta del Nolli del 1748), così denominata per la presenza di un lungo e robusto muro costruito forse a difesa delle case dalle piene del Tevere
Nel 1890 la piazza era invece denominata "piazza Italia".
Il Comitato e la sottoscrizione popolare
Finché nel 1910 tre illustri personaggi dell'epoca, Domenico Gnoli (di cui parlerò dopo), Ferdinando Martini (scrittore, politico e senatore) e Leone Caetani (storico, islamista e orientalista italiano) presentarono al sindaco di Roma, Enesto Nathan, l'idea di erigere e dedicare un monumento all'amato poeta romanesco G.G.Belli
A tale scopo si formò un comitato di ammiratori e cultori del grande poeta che richiesero la concessione dell'area a Trastevere di fronte al ponte Garibaldi, che appunto prese il nome del Poeta romano.
D. Gnoli
Nel frattempo Luigi Cesana, proprietario e direttore de Il Messaggero promosse una sottoscrizione popolare a quote di 2 soldi. L'importo preventivato di 30.000 lire sarebbe stato raggiunto anche con gli incassi di rappresentazioni straordinarie ai teatri AdrianoValle e Quirino; i membri della Giunta raccolsero fra loro 200 lire ed il sindaco ne offrì 80 di tasca propria
Il 31 gennaio 1911 fu bandito il concorso ed il 22 aprile la commissione dichiarò vincitore lo scultore siciliano Michele Tripisciano (che rinunciò al proprio compenso). 
Il modello da lui presentato alla commissione preposta alla scelta, aveva vinto solo di stretta misura sugli altri concorrenti, ma il risultato finale ottenne un grande successo e, si dice, piacque molto ai romani. 
In particolare Domenico Gnoli (Roma1838 – Roma1915è stato un poetastorico dell'arte e bibliotecario italiano. Un intellettuale eclettico e, oltre alle opere in poesia, va ricordato anche per i suoi lavori come critico d'arte, storico e critico letterario; fondò e diresse la rivista «Archivio Storico dell'Arte», una delle più autorevoli riviste sull'argomento; come specialista del Rinascimento pubblicò saggi su Raffaello, Michelangelo e Bramante. Per breve tempo ha diretto la «Nuova Antologia» e la «Rivista d'Italia». Grazie a un suo intervento, il Comune di Roma, che aveva deciso di abbattere la casa del Burcardo in via del Sudario, vi rinunciò e anzi promosse il restauro dell'edificio. 
Fu in amicizia con P. Giordani e con G.G. Belli: di quest'ultimo condivise la natura intimamente scissa fra un'anima liberale e una confessionale, insomma "fedele al governo pontificio del quale era funzionario", ma "non avverso alle idee di unità e di indipendenza".
Nel 1909 con grande dispiacere dovette lasciare la direzione della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, mitigato dal passaggio alla Biblioteca LancisianaDal 1910 alla morte diresse la Biblioteca Angelica di Roma, mantenendo la direzione della Lancisiana.
Michele Tripisciano 
(Caltanissetta13 luglio 1860 – Caltanissetta21 settembre 1913)  
M. Tripisciano
Tra la fine dell'Ottocento e il primo decennio del Novecento Michele Tripisciano ebbe commesse importanti, onorificenze e premi 
Forse l'opera più nota di quel fecondo periodo artistico è l'Orfeo, un bellissimo marmo che nel 1898 venne presentato alla prima Esposizione Italiana di Belle Arti a San Pietroburgo,riscuotendo un enorme successo. L'anno seguente la stessa opera venne scelta a rappresentare l'Italia all'esposizione di Parigi, ed ancora venne premiata nell'esposizione di Roma del 1901 e in quella internazionale di Barcellona del 1902. Ebbe medaglie e diplomi d'onore ad ogni esposizione e vinse i concorsi per l'esecuzione delle due statue di Paolo e Ortensio per il Palazzo di Giustizia a Roma, per rappresentare la Sicilia sul monumento del Vittoriano e per il monumento a Gioacchino Belli.
Nel 1912 Vittorio Emanuele II gli conferì l'onorificenza di cavaliere dei SS Maurizio e Lazzaro .
Monumento a GG. Belli
una delle due vasche
delle fontane laterali
Il monumento a G.G.Belli
Spicca tra tutti il Monumento a Gioacchino Belli, eretto nella omonima piazza di Roma.

Il monumento-fontana fu inaugurato il 4 maggio 1913: Belli è come se si riposasse durante una ipotetica passeggiata per Roma. 
E' raffigurato con cilindro e bastone, e poggia la mano destra sulla spalletta di ponte Fabricio, accanto ad una delle erme marmoree quadrifronti per le quali il ponte fu anche denominato "ponte Quattro Capi". 
Insomma è colto in un atteggiamento di una certa naturalezza, come quello di un vecchio signore che si poteva incontrare per strada nell’ottocento.
Da notare: il bastone in ferro, fissato con cemento e dipinto di nero a simulare l'ebano, in sostituzione di quelli in legno originali, rubati più volte; sempre su lato sinistro lo scultore incorporò un’antica scultura romana,   un’Erme proveniente dal ponte Fabricio.  Operazione eseguita con il permesso del Comune di Roma, a dimostrazione di quanta importanza i romani davano a questo monumento dedicato al Belli agli inizi del novecento.  

Monumento a G.G.Belli, retro
Il monumento presenta la seguente iscrizione: "AL SUO POETA G.G. BELLI IL POPOLO DI ROMA MCMXIII"; in basso, in rilievo, si trova il padre Tevere con la Lupa ed i Gemelli. Sul retro (nella foto 2), sempre in rilievo, è raffigurato un gruppo di popolani intorno alla statua di Pasquino che ridono leggendo le sue poesie satiriche. 
Alle sue estremità sono due fontane gemelle che ricevono acqua ognuna da un mascherone che raffigura la “Poesia” (sul lato verso il Tevere) e la “Satira”.