Durante il corso
della sua vita Giuseppe Gioachino Belli, nato a Roma il 7 settembre 1791 e
morto, sempre a Roma, il 21 dicembre 1863, ha dovuto cambiare
casa molte volte.
La famiglia infatti non godeva di immobili di proprietà e così per il futuro poeta fu una vero e proprio vagabondare da una casa ad un altra fin dalla giovane età...
G.G.Belli fra affitti e coabitazioni
Belli non ebbe mai una casa sua, ma dovette accontentarsi sempre o di camere messe a sua disposizioni da amici, conoscenti e datori di lavoro o di coabitazioni con parenti.
E anche quando, grazie al matrimonio d'interesse, si sistemò in un elegante appartamento in un palazzo signorile del centro di Roma, dovette fare i conti sempre con la coabitazione con gli anziani suoceri e parenti della contessa Maria Pichi, sua moglie.
La famiglia infatti non godeva di immobili di proprietà e così per il futuro poeta fu una vero e proprio vagabondare da una casa ad un altra fin dalla giovane età...
G.G.Belli fra affitti e coabitazioni
Belli non ebbe mai una casa sua, ma dovette accontentarsi sempre o di camere messe a sua disposizioni da amici, conoscenti e datori di lavoro o di coabitazioni con parenti.
E anche quando, grazie al matrimonio d'interesse, si sistemò in un elegante appartamento in un palazzo signorile del centro di Roma, dovette fare i conti sempre con la coabitazione con gli anziani suoceri e parenti della contessa Maria Pichi, sua moglie.
Sicuramente quella della coabitazione, soprattutto fra consanguinei era una caratteristica dell'epoca, che spesso nascondeva situazioni difficili.
Zitelle, anziani genitori, zii, nipoti orfani, e, quando le condizioni lo permettevano, anche i servitori (e addirittura loro parenti ), coabitavano nella stessa casa. E lo stesso valeva anche per i giovani coniugi, che spesso rimanevano nella casa dei genitori. Questa era, come per tanti altri della sua epoca, la condizione vissuta per tutta vita dal poeta Belli.
Zitelle, anziani genitori, zii, nipoti orfani, e, quando le condizioni lo permettevano, anche i servitori (e addirittura loro parenti ), coabitavano nella stessa casa. E lo stesso valeva anche per i giovani coniugi, che spesso rimanevano nella casa dei genitori. Questa era, come per tanti altri della sua epoca, la condizione vissuta per tutta vita dal poeta Belli.
La Roma
di Belli era ancora una città a misura d’uomo, che occupava il territorio racchiuso entro le mura
aureliane, leonine e gianicolensi.
Per i proprietari di immobili poi era una vero e proprio bengodi. Questo perchè, almeno fino all’800, la situazione reale degli immobili romani non era conosciuta, in
quanto i romani non
ebbero mai, sino agli inizi dell’800, alcun tipo di catasto. C'erano stati momenti in cui i pontefici, per reperire denaro, avevano imposto tasse sulle proprietà immobiliari, tutte pagate in base al sistema poco affidabile delle assegne, una autocertificazione fatta dai proprietari stessi, ma di catasto nemmeno l'ombra...
Un primo passo fu fatto con il motu-proprio del 19 marzo 1801, con il quale il pontefice Pio VII riordinava e
semplificava l’intero sistema tributario. In tale periodo infatti fu messa un’imposta fondiaria, calcolata
sui beni immobili, denominata
‘dativa reale’.
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piazza san Lorenzo in Lucina n.35 |
Belli girovago nella roma dei suoi tempi.
Belli nasce nel 1791 in via dei Redentoristi, ad angolo
con via Monterone 76 (vicino a piazza Argentina) e fortunatamente il luogo è ricordato da una lapide posta
sul muro nell' aprile 1994.
Qui il poeta vive fino al 28 dicembre 1798, quando
si trasferisce con i genitori a Napoli; torna ad abitarvi l' anno dopo, ma dal
luglio 1800 risiede a Civitavecchia, dove resta fino alla morte del padre, il
23 marzo 1803. Ritornato a Roma e va ad abitare al secondo piano di un caseggiato in via del Corso 391, fino alla morte della madre nel 1807.
Allora con il fratello e la sorella trova ospitalità presso lo zio paterno, Vincenzo, in un elegante caseggiato in piazza San Lorenzo in Lucina 35; ma ci resta pochi giorni, perché la moglie di Vincenzo, Teresa Capponi, non vede di buon occhio la convivenza dei propri figli con i tre cugini, orfani e di condizione sociale nettamente inferiore. Così i tre orfanelli vengono mandati a dormire da una zia paterna, Maddalena Belli, in via della Fossa 2.
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Palazzo Sora durante la demolizione del 1880, per l'apertura di Corso Vittorio Emanuele II |
Verso la metà del
1810, il diciannovenne Belli, ripetutamente colpito dalle disgrazie, va ad abitare nel palazzetto del principe Poniatowski, come
segretario, in via Mario dei Fiori. Ci resta quasi due anni, e dal 1812 torna ad abitare nel
convento dei Cappuccini, trasformato dai Francesi in caserma.
Peraltro nel 1813 è licenziato da casa Poniatowski, probabilmente per aver ceduto alle lusinghe della compagna del principe.
Peraltro nel 1813 è licenziato da casa Poniatowski, probabilmente per aver ceduto alle lusinghe della compagna del principe.
Nel 1814 viene
ospitato dall' avvocato Ricci, al secondo piano del palazzo Sora sulla piazza
Sora, che sarà cancellata dall' apertura di corso Vittorio.
Nel giugno 1815 il
poeta è costretto a lasciare casa Ricci, destinata anche questa a caserma, e si
trasferisce in un appartamento in via Capo di Ferro 28, probabilmente presso la zia Teresa.
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piazza Poli |
L' appartamento si
trova nella parte del palazzo che verrà abbattuta e le stanze dove il poeta compone
i sonetti romaneschi ora danno spazio a via del Tritone.
Anche questa situazione comportava però la convivenza con i suoceri.
A Palazzo Poli Belli vive quasi 20 anni di tranquillità, che permettono al Poeta di dedicarsi ai suoi interessi letterari e ai frequentissimi viaggi.
Questo periodo di tranquillità economica si conclude però con la morte prematura della moglie avvenuta nel 1837.
Subito la situazione economica non si mostra così solida e per debiti il poeta si vede messe sotto sequestro alcune stanze dell' appartamento. Così è costretto a lasciare Palazzo Poli, su cui venne a poggiarsi la costruzione della Fontana di Trevi, e va ad abitare da solo ( il figlio Ciro è in collegio a Perugia) presso i Mazio, parenti materni, in via Monte della Farina 18, al primo piano di palazzo Balestra, anch'esso oggi non più esistente.,
Altra lunga convivenza....che si conclude quasi 12 anni dopo, quando nell'
autunno del 1849, accetta di andare a vivere con il figlio Ciro e Anche questa situazione comportava però la convivenza con i suoceri.
A Palazzo Poli Belli vive quasi 20 anni di tranquillità, che permettono al Poeta di dedicarsi ai suoi interessi letterari e ai frequentissimi viaggi.
Questo periodo di tranquillità economica si conclude però con la morte prematura della moglie avvenuta nel 1837.
Subito la situazione economica non si mostra così solida e per debiti il poeta si vede messe sotto sequestro alcune stanze dell' appartamento. Così è costretto a lasciare Palazzo Poli, su cui venne a poggiarsi la costruzione della Fontana di Trevi, e va ad abitare da solo ( il figlio Ciro è in collegio a Perugia) presso i Mazio, parenti materni, in via Monte della Farina 18, al primo piano di palazzo Balestra, anch'esso oggi non più esistente.,
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Via dei Cesarini in fase di demolizione (1880) |
Una lapide lo ricorda, ma è stata spostata dal luogo originario e ora la si può leggere all' altezza del civico 37 della stessa strada.