In occasione della morte dell'incisore
romano Bartolomeo
Pinelli (Roma 1781 - ivi 1835),
che con le suoi sterminati lavori di grafica documentò la Roma ottocentesca, Giuseppe
Gioachino Belli gli dedica un sonetto senza tanti fronzoli.
Pinelli muore il 1 aprile del
1835, e poco dopo, il 9 aprile, il Poeta prende penna e carta e scrive il sonetto " La
morte der zor Meo", dove Pinelli è indicato come pittore trasteverino.
Nelle brevi righe del sonetto, Belli fa espliciti riferimenti sia all'aspetto fisico bohémien di Pinelli, sia alla morte avvenuta per alcolismo, e all'abitudine di Pinelli di sperperare i soldi, guadagnati col suo lavoro di grafica, all'osteria del Gabbione. Locale dove il Pinelli consumava tutti i suoi guadagni mangiando e bevendo e offrendo a bere e mangiare...
E, sempre Belli, che lo ricorda, proprio a causa di queste abitudini, Pinelli morì in miseria, tanto che il funerale fu fatto con una colletta di soldi spontanea da parte di alcuni ammiratori.
Si racconta infatti che molti artisti, vestiti a lutto, con torchi,e con ramoscelli di cipresso in mano, lo accompagnarono alla tomba.
Si racconta infatti che molti artisti, vestiti a lutto, con torchi,e con ramoscelli di cipresso in mano, lo accompagnarono alla tomba.
chiesa dei SS. Vincenzo e Anastasio |
Così Pinelli fu sepolto imbalsamato senza monumento né lapide nel 1835, a Roma,
proprio davanti a Fontana di Trevi nella chiesa dei SS. Vincenzo e Anastasio (*).
Quando, nemmeno un secolo dopo, i soci di un’associazione romanista, che volevano ricordare il bravo Pinelli e rinfrescarne la memoria, andarono a ricercare la sua tomba, si trovarono di fronte al fatto che sia la sua tomba che
il suo cadavere erano scomparsi.
Nessuno seppe dare spiegazioni. Così ci si dovette semplicemente contentare di affiggere una targa commemorativa.
Nessuno seppe dare spiegazioni. Così ci si dovette semplicemente contentare di affiggere una targa commemorativa.
- La morte der zor Meo
- Sì, quello che pportava li capelli
- Ggiù pp'er gruggno e la mosca ar barbozzale,
- Er pittor de Trestevere, Pinelli[,
- È ccrepato pe ccausa d'un bucale.
- V'abbasti questo, ch'er dottor Mucchielli,
- Vista ch'ebbe la mmerda in ner pitale,
- Cominciò a storce e a mmasticalla male,
- Eppoi disse: "Intimate li Fratell"
- Che aveva da lassà? Ppe ffà bbisboccia.
- Ner Gabbionaccio de padron Torrone,
- È mmorto co ttre ppavoli in zaccoccia.
- E ll'anima? Era ggià scummunicato,
- Ha cchiuso l'occhi senza confessione...
- Cosa ne dite? Se sarà ssarvato?
- 9 aprile 1835
Questa bella chiesa è famosa soprattutto perché conserva in urne di ceramica le viscere di molti papi, secondo un'antica tradizione , conclusasi nel 1903 in cui i papi si era soliti imbalsamarli.