Un personaggio famosissimo, quasi contemporaneo di G.G.Belli, è Tomasso Sgricci (1798-1836).
Costui era un attore molto famoso a Roma e in Europa per la sua abilità particolare di improvvisare sul palcoscenico.
Durante le rappresentazioni teatrali, il pubblico lanciava una parola o una frase e Sgricci, con una abilità portentosa, era in grado di creare dal nulla non solo sonetti, ma interi poemi e commedie.
Il suo talento era proprio tutto nel creare versi dal nulla, e questa sua caratteristica lo portava in tournée, nei palcoscenici di tutta Europa.
Sgricci, omosessuale
Sgricci fu però anche un personaggio molto controverso proprio per la sua dichiarata omosessualità, non faceva infatti mistero della sua passione per gli uomini....Possiamo immaginare che scandalo provocasse una tale situazione in quei tempi....Durante le rappresentazioni teatrali, il pubblico lanciava una parola o una frase e Sgricci, con una abilità portentosa, era in grado di creare dal nulla non solo sonetti, ma interi poemi e commedie.
Il suo talento era proprio tutto nel creare versi dal nulla, e questa sua caratteristica lo portava in tournée, nei palcoscenici di tutta Europa.
Sgricci, omosessuale
E proprio a causa di questo orientamento sessuale, apertamente dichiarato, Belli lo nomina nel sonetto Er Cardinale solomíto, in quanto rappresentava in quei tempi il clichè dell'omosessuale.
I vizi dei preti corrotti
E proprio grazie ai Sonetti belliani conosciamo i vizi dei preti corrotti del suo tempo: avidità, ipocrisia, edonismo, lussuria, gola, sodomia... e chi più ne ha, più ne metta….
Un duro giudizio quello trasmesso, tramite la sua arte dal Poeta che, riferendosi proprio agli ecclesiastici, li definisce con poche, colorite parole ... pretacci maliggni e traditori… e li classifica secondo le loro debolezze… accidiosi, rrabbiosi, jotti (=ghiotti), avari, superbi, e fottitori..
(vedi il sonetto "L’essempio").
Sempre a proposito dei preti, Belli non va tanto per il sottile contro uno dei vizi da sempre condannato dalla chiesa : la sodomia, l'omosessualità con cui ancora oggi le gerarchie ecclesiastiche devono fare i conti.
Condanna della sodomia e dell'ipocrisia.
I vizi degli ecclesiastici sono un tema dominante nei sonetti di Belli.
Interessante un famoso sonetto, dove vengono trattati questi argomenti: Li dilitti d’oggiggiorno (leggi dopo).
I vizi degli ecclesiastici sono un tema dominante nei sonetti di Belli.
Interessante un famoso sonetto, dove vengono trattati questi argomenti: Li dilitti d’oggiggiorno (leggi dopo).
Qui le parole di condanna scritte da Belli sembrano colpire piuttosto l’ipocrisia delle alte sfere ecclesiastiche nel nascondere e negare i reati, compresi quelli legati alla sfera sessuale, quando a commetterli è uno di loro.
La denuncia è contro l'atteggiamento ipocrita, falso, doppio, tenuto in questo caso, addirittura da papa Gregorio XVI in persona. Si riferisce al caso di un certo Don Marco, autore di atroci delitti: rapporti sessuali con donne sposate, stupro di bambini, furti e frodi di ogni genere.
Il prete però ogni volta che viene chiamato a rispondere delle proprie azioni, viene però assolto dal Papa, il quale finge di non credere alla veridicità delle accuse.
Ma inaspettatamente giunge, paradossale, come dire, il lieto fine: una spia suggerisce al Papa che Don Marco possa essere un liberale iscritto alla Massoneria, e così il Papa lo condanna, in segreto, senza processo.
Esecuzione capitale di cinque sodomiti a Gand (Belgio) nel 1578. |
Contro i cardinali Molto più dura è la condanna di Belli contro il reato di sodomia, contenuta in un altro sonetto: Er Cardinale solomíto (leggi dopo). |
Qui l'atteggiamento moraleggiante di Belli si mostra tutto, quando mette in scena un Dio
intransigente e duro contro
chi commette questi gravi atti, e che non
sente ragioni, non fa sconti di sorta anche se il peccatore è un Cardinale.
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I Sonetti
Li dilitti d’oggiggiorno.
Don Marco fu cconvinto d’adurterio,
Diede in culo a li fijji de Saverio,
e er Papa disse: «Nun è vvero ggnente»
Ha ffatto stocchi, furti, e un diavolèrio
de fede farze contro tante ggente,
«Nun ci vojjamo crede un accidente».
Arfine jjeri pe vvoler divino
una spia je soffiò ste du’ parole:
«Santo Padre, don Marco è ggiacubbino».
E er zanto Padre, in ner momento istesso,
sentennose toccà ddove je dole,
lo condannò da lui senza proscesso.
(4 giugno 1834)
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1.Trufferie di danano. 2.Se n’è uscito:
se n’è disimpegnato col dire, ecc.
3.Sentendosi. 4. Da sé medesimo
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Er Cardinale solomíto
Rogo per sodomia del cavaliere di Hohenberg e del suo servo sotto le mura di Zurigo (1482) |
nu lo vò un corno: Iddio è un cane grosso [2]che un giorno o ll’antro[3]
pò arrivavve all’osso
e ddavve er gusto de
strillà Ccaino. [4]
Lui ve sopporterà ssor prete rosso
un anno, dua, tre, cquattro, ccinque, inzino
che jje zzompi la mosca sur nasino
Lui ve sopporterà ssor prete rosso
un anno, dua, tre, cquattro, ccinque, inzino
che jje zzompi la mosca sur nasino
eppoi ve striggnerà lli
panni addosso.
Dio fa ccampana e ccapoccella,[5] e vvedee ssente tutto, e cce n’ha ppochi spicci e ggnente da spiccià,[6] ssi[7] llei sce crede.
Dio fa ccampana e ccapoccella,[5] e vvedee ssente tutto, e cce n’ha ppochi spicci e ggnente da spiccià,[6] ssi[7] llei sce crede.
Com’è ito a ffiní ppe sti crapicci
quer tar[8] prelato?. Morze e sse n’aggnede [9]
a aspettà ar callo[10] er zor Tomasso Sgricci.
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1. Sodomita.2.È un personaggio
potente.3.Altro.4.Così dicesi dell’abbaiare, anzi dell’ululare e doloroso
deicani.5.Sta in ascolto e fa capolino.6 Non bada: è risoluto
nell’operare.
7.Se.8.Quel tal.9.Morì e se ne
andò.10.Adaspettare al caldo.