01/03/20

G.G. Belli e il terremoto

Il Poeta Belli, come tanti altri romani, ha certamente vissuto la terribile esperienza della terra che trema (vedi anche qui).
Negli anni in cui visse, cioè dal 1791 al 1863,  il terremoto colpì varie volte zone vicine a Roma
La città risente piuttosto delle scosse che colpiscono l'area dei Colli Albani a sud-est e, soprattutto, dell' appennino centrale. 
Terremoti fra fine '700 e '800
Questi gli episodi più importanti che si sentirono anche a Roma:
28 agosto  1799 - terremoto nelle Marche (magnitudo 5.9). Tre scosse in un giorno. Epicentro principale a Pozzuolo. Distrutta Cessapalombo. Gravi danni a Camerino, San Ginesio e Sarnano. Un centinaio le vittime.

26 luglio 1805 terremoto nel Molise (magnitudo 6.5)  Epicentro a nord di Bojano. Evento distruttivo su larga area geografica. Avvertito da Spoleto a Cosenza e pure a Roma, segnalato in oltre 200 siti. Colpiti in particolare il Molise ed il Matese. Frosolone, raso al suolo, il paese più devastato. Gravissimi crolli anche a Vinchiaturo e Baranello. Semidistrutte Isernia (500 morti) e Campobasso dove crollano numerose chiese ed edifici. Danni anche a Melfi, Avellino, Salerno e Napoli, soprattutto nel centro storico. Circa 5000 vittime. Sconvolgimenti nel territorio con frane, fratture, variazioni idrogeologiche, liquefazione. Segue leggero tsunami da Gaeta a Sorrento, segnalato pure a Capri e Sorrento
26 Agosto 1806 (magnitudo5.8il più violento terremoto prodotto dal Vulcano dei Colli Albani. Ebbe i massimi effetti, provocando moltissimi morti e feriti, nei paesi di Rocca di Papa, Velletri, Genzano e danni gravi in altri 14 paesi limitrofi (Nemi, Frascati, Lanuvio, Zagarolo…). Interi quartieri, palazzi, chiese, cattedrali e conventi crollarono. Danni anche a Roma. A Nemi vi fu la comparsa temporanea di un piccolo bacino sulfureo; fu notata anche un’insolita e grandi agitazione delle acque del mare a sud di Roma, nonché un abbassamento del livello delle acque del Tevere.
1° Giugno 1829(magnitudo 4.7)nuovo terremoto sui Colli Albani  , preceduto da uno sciame iniziato il 22 Maggio. Le scosse durarono fino a Luglio. Gravi danni con case lesionate e discreti crolli ad Albano Laziale e Marino. L’abbandono delle abitazioni già con le prime scosse di Maggio scongiurò feriti e vittime; alcune delle scosse produssero rombi, odore di zolfo, emanazioni di gas acido carbonico ed altri pericolosi vapori dal sottosuolo.
13 Gennaio 1832: (magnitudo 6.1)Epicentro tra Spello e Budino. Sequenza sismica  iniziata ad ottobre. Gravi danni a Foligno dove crollano numerosi edifici e si segnalano una cinquantina di vittime. Ad Assisi crolla il tetto di S. Maria degli Angeli, Si segnalarono 40-50 vittime e danni al patrimonio storico artistico della zona.
22 Agosto 1859: sisma in Umbria, con 101 morti. Danni più gravi a Norcia, dove crollarono il Municipio, la Porta Romana ed il campanile del Duomo. Rase al suolo circa 76 abitazioni. L'area di risentimento si estese da Roma a Pesaro e Camerino. Le repliche proseguirono "quasi quotidianamente per circa un anno" e ce ne furono di forti a metà novembre 1859 e nel maggio 1860. 

I Sonetti  incentrati sul terremoto
E Belli quel venerdì 13 gennaio 1832 alle due pomeridiane a Roma avvertì le scosse del forte terremoto che danneggiò gravemente Foligno. 

Belli scrisse alcuni sonetti e come un pittore con brevi pennellate realistiche descrive gli effetti del terremoto : lo svegliarsi di notte, la paura, i pochi oggetti casalinghi che tremano e perchè no ...la sorpresa che fa scappare dal letto la sora Leonora in intimità Vicario...
I 4 sonetti intitolati Er terramoto de venardí sono contemporanei al terremoto del 1832.

Di due anni successivi invece sono:
Le lemosine p’er terremoto datato 6 giugno 1834.
Er terremoto de sta notte datato 6 dicembre 1834.

Un aiuto per i terremotati anche in quell'epoca. 
Come risulta dal titolo dell'ultimo sonetto, ieri come oggi c'era la necessità di chiedere aiuto ai privati tramite collette per sopperire a fatti catastrofici.
E così anche in occasione di questo terremoto fu fatta una colletta pubblica  per aiutare e risarcire i danni provocati da quel flagello.


I fondi raccolti in seguito al terremoto di Foligno vennero versati al vescovo di Assisi..
E proprio verso costui Belli lancia una pesante accusa (anche se nei versi successivi  il poeta sembrerebbe mettere un punto interrogativo) di malversazione verso il vescovo accusato di aver sperperato questi denari prima ancora che i danni fossero riparati. 

Come dire "Niente di nuovo sotto il sole"..........

Come al solito la satira di Belli è feroce contro quei preti, cardinali, ecclesiastici tout court accusati di pensare solo ed esclusivamente ai loro interessi.

dal Sonetto Le lemosine p’er terremoto
...Ma annatesce  a pparlà! «Ssori cojjoni»,
v’arisponne, «l’ho spesi mejjo assai
ner fà una compaggnia de Scenturioni». 
Bbasta, o sii vero o ’na bbuscía  ggiocosa,
er terremoto come ll’antri guai
pe li vescovi è bbono a cquarche ccosa.
(Versione
...Ma andateci a parlare «Signori cojoni» , [il vescovo] vi risponde: «L'ho spesi ( i soldi) in compagnia dei centurioni(aiutanti del vescovo)»
basta, o se è vero o se è una bugia giocosa,
il terremoto come gli altri guai 
per i vescovi è buono a qualche cosa....)