05/09/21

G.G. Belli e la poetessa russa Zinaida Volkonskaya

Può un poeta che scrive in dialetto romanesco avere successo in Russia?
La fortuna del poeta G.G. Belli in Russia ha inizio con lo scrittore russo Gogol‘ nel salotto romano della principessa Zinaida Volkonskaja. 
La  principessa infatti per un periodo abitò a palazzo Poli, dove era anche la dimora di G.G.Belli. Da quando si era sposato abitava al secondo piano dello stesso palazzo, con ingresso in piazza Poli 91.
Proprio in quel salotto il grande scrittore russo Gogol' ebbe la fortuna di ascoltare i sonetti scritti “in lingua romanesca” dalla viva voce del suo autore e ne fu molto colpito tanto da scrivere ai suoi amici in Russia di quel “vero, originale poeta”, fino ad allora sconosciuto ai viaggiatori stranieri. [Per approfondire clicca qui]

Zinaida Volkonskaya (Dresda3 dicembre 1789 – Roma24 gennaio 1862) era una poetessa e scrittrice russa
Figura importante nella vita culturale russa del XIX secolo, era la figlia del principe  Aleksandr Michajlovič Belosel'skij-Belozerskij, un nobile aristocratico che allora era ambasciatore russo presso la corte di Sassonia.
Nel 1808 divenne damigella d'onore della regina Luisa di Prussia e fu vicina all'imperatore Alessandro I di Russia, che divenne il suo corrispondente per tutta la vita e forse anche suo amante
Nel 1810, anche per fugare i pettegolezzi,  sposò il generale russo principe Nikita Grigor'evič VolkonskijCapo guardiacaccia (aiutante di campo) dell'Imperatore Aleksandr I.
Nel 1826 si convertì al cattolicesimo, causando grande scalpore, e ricevette dallo zar il permesso di vivere all'estero, lasciando al figlio il suo patrimonio.
Zinaida a Roma
Nel 1829 si trasferì definitivamente a Roma, prima in appartamento al centro di Roma, dove appunto ebbe modo di invitare nel suo salotto letterario il Poeta Belli. 
Solo successivamente si trasferì nella bella villa romana, Villa Wolkonsky, dove  continuarono ad incontrarsi artisti e scrittori, sia russi che stranieri. 
Morì il 24 gennaio 1862 di polmonite. 
Fu sepolta a Roma, nella chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio a piazza di Trevi, insieme al marito e alla sorella. 
 Villa Wolkonsky
Agli inizi dell'Ottocento la zona, un vasto terreno agricolo di originari 23 ettari, attiguo alla Basilica di San Giovanni in Laterano, era ancora utilizzata per usi agricoli. Venne quindi acquistata dal padre della principessa Zenaide,  Aleksandr Michajlovič Belosel'skij-Belozerskij, che era diventato ambasciatore russo presso la corte sabauda a Torino.
La principessa Zinaida incaricò l'architetto romano Giovanni Azzurri di costruire una piccola villa che comprendesse tre arcate dell'acquedotto e giunse ad un accordo col governo papalino per poter restaurare i ruderi dell'acquedotto, riuscendo così a trasformare i terreni, ai suoi due lati, in un giardino romantico, con enormi roseti, siepi e varie specie arboree, e tracciando due sentieri che si snodavano probabilmente uno nei pressi dell'acquedotto e l'altro del boschetto che aveva fatto piantare. 
Dispose tra le piante e le siepi svariate statue, grandi anfore, urne e frammenti romani nel giardino, riparò le arcate incorporandoli in grotte artificiali costruite sotto il livello del suolo ed eresse una colonna in granito rosso scuro su cui pose un busto dello zar Alessandro I. Durante questi primi anni la villa venne utilizzata come buen retiro dalla principessa, rispetto alle altre sue proprietà nel centro cittadino, presso la Fontana di Trevi.
La principessa vi dimorò fino alla sua morte avvenuta nel 1862 per broncopolmonite, costretta a Roma in un esilio volontario a causa dell’amore proibito per lo zar Alessandro I. 
Villa Wolkonsky è attualmente la residenza ufficiale dell'ambasciatore britannico in Italia. 
I sonetti
Il  3 Gennaio 1835 il poeta Belli  scrive:
Invitato io dalla S.a Principessa Zenaide Volkonski a un pranzo ov’era commensale il poeta Russo Viasemski, ringraziai, ma recatomivi al levar delle mense fui pregato di far conoscere al Principe un saggio del mio stile romanesco. Per lo che cominciai dai versi seguenti. 
Signora Altezza Zenaida Vorcoschi,perchè lei mi vuole esporre a questi due rischi o che nessun cristiano mi capisca o mi capisca troppo e me
3 Gennaio 1835
Sor’Artezza Zzenavida Vorcoschi, 
perché llei me vò espone a sti du’ rischi 
o cche ggnisun cristiano me capischi 
o mme capischi troppo e mme conoschi? 
La mi’ Musa è de casa Miseroschi, 
dunque come volete che ffinischi? 
Io ggià lo vedo che ffinissce a ffischi 
si la scampo dar zugo de li bboschi. 
Artezza mia, nojantri romaneschi 
nun zapemo addoprà ttermini truschi, 
com’e llei per esempio e ’r zor Viaseschi. 
Bbasta, coraggio! e nnaschi quer che nnaschi. 
Sia che sse sia, s’abbuschi o nnun z’abbuschi, 
finarmente poi semo ommini maschi. 
Questo non entri nella raccolta come contrario al suo spirito. 
1835 
Scritto a richiesta della P.ssa Zenaide Volkonski per presentarsi da lei al Cav. Miniato Ricci la notte dal 12 al 13 Gennaio, nell’ingresso cioè dell’anno russo, vecchio stile. Quanno che ll’anno nostro è ggià sfornato, avanti ch’in Moscovia s’arisforni disce c’hanno da stà ddodisci ggiorni per avello ppiú assciutto e bbiscottato. Questa nun zapería sor don Miggnato, s’è una carota pe ggabbà li ssciorni. Però, ss’è vverità, ppare che ttorni propio stanotte cqui st’anno ssciancato. Dunque io viengo a pportà li comprimenti e l’ugúri dell’anno cacanido a cquell’antro che ggià mmette li denti. E vvoi, sor Ricci, pe la bbocca mia de tutt’e ddua gradìtene uno spido come de tordi grassi, e accusì ssia. Questo non entri nella raccolta, perché troppo insipido, e perché contrario allo spirito di essa, siccome l’altro qui dietro. Brutto strafalcione da restar sepolto per omnia saecula saeculoru