02/02/20

G.G. Belli e i teatri di Roma

Nella vita del giovane Giuseppe G. Belli, dopo il matrimonio con la contessa Maria Pichi, celebrato segretamente il 12 settembre 1816 a Roma nella  Parrocchia di S. Maria in Via,  avviene una significativa trasformazione. Finalmente  vede allontanarsi gli spettri che avevano accompagnato la sua giovinezza: la povertà,  i lutti familiari, la precarietà, la mancanza di una casa.
Giuseppe G. ha solo 25 anni  e per parecchi anni la vita gli concederà una tregua!!
Infatti accanto ad una intensa attività letteraria, che porterà avanti nonostante il poco amato impiego di commesso presso la D.G. del Bollo e registro di Roma, comincia, adesso che ne ha le possibilità, a viaggiare, a  frequentare artisti, letterati, musicisti, librettisti  e spesso si reca a teatro, altra sua grande passione.

Teatro passione di G.G.Belli 
Nella Roma del poeta Belli, il teatro era  molto frequentato dal ceto borghese e dalla nobiltà.  E Belli era molto attratto dal teatro e dai personaggi creati dalla vivida fantasia di tanti autori. E per anni fu un assiduo frequentatore delle opere che si rappresentavano nei teatri romani. 
Nella sua biblioteca erano presenti alcune opere teatrali: ad esempio l’Aiace di Foscolo, le opere di Molière, il Giulio Cesare e l’Otello di Shakespeare e tante altre, classici italiani, greci e latini e certamente ben più ampie furono le sue letture. 
E anche nei viaggi spesso si recava a teatro, come racconta nelle tante lettere scritte, che parlano di questo suo interesse. Diceva infatti che l’attività teatrale è un elemento importantissimo per la conoscenza di un luogo. 
Nelle tante lettere e nei diari di viaggio racconta con grande entusiasmo e ricchezza di particolari le serate che trascorre a teatro. Da tutto ciò risulta che egli fu uno spettatore attento e interessato, competente e dal gusto raffinato.
G. P. Pannini: “Festa al Teatro Argentina in Roma
per le nozze del Delfino di Francia” (1747) –
Museo del Louvre, Parigi

Belli scriveva spesso alla moglie.
Destinataria privilegiata delle lettere è spesso proprio la moglie Mariuccia, che non risulta lo abbia mai accompagnato in alcun viaggio. Un menagè quello che Giuseppe Gioachino aveva instaurato con la moglie Mariuccia probabilmente improntato ad una classica divisione dei ruoli, dove alla donna era riservata una vita poco mondana fra le mura domestiche ad occuparsi dei figli e dei genitori, mentre il marito era sicuramente più libero di divertirsi.  
Sappiamo infatti che il teatro ai tempi di Belli, dopo secoli di proibizione imposti da Sisto V, che escludevano le donne dal palcoscenico,  imponeva che  le donne spettatrici  fossero accompagnate dal marito o fino alla fine del 700 da un cicisbeo.
E se a ciò aggiungiamo la riservatezza di Mariuccia, che era dieci anni più anziana del marito, madre e figlia di genitori anziani, tuttociò forse le impediva di accompagnare il consorte sia nei viaggi che quando andava a teatro...

Il teatro nei Sonetti
Per non parlare dei sonetti, dove il teatro è spesso protagonista, e che rappresentano come sempre una testimonianza  preziosa degli umori e degli eventi delle varie stagioni teatrali romane e degli artisti che le animavano, attori, compagnie, ballerine, acrobati e prestigiatori, per i quali non risparmia critiche o lodi a seconda dei casi. 
Nel 1832 Belli scrive un sonetto dedicato ai teatri romani, in cui si elencano quelli aperti in quella stagione che iniziava a Carnevale.
Il Sonetto costituisce un interessante spaccato di quello che offriva la città: quasi un elenco dei teatri che funzionavano.

Comunque anticipando la conclusione del sonetto, vediamo che come al solito è affidata al popolano che preferisce il teatro di marionette molto attivo a Roma in quei tempi.
In particolare i teatri Fiano, Ornano e il Casotto itinerante offrivano spettacoli di marionette dove si recitavano le grandi opere della tradizione cavalleresca. A questi si aggiungeva anche il teatro Naufragio poi Fenice anch'esso destinato a spettacoli di marionette.

Il teatro  Pace, che era stato eretto in legno nel 1691 nel rione Parione, era dedicato alla commedia e agli intermezzi, e venne chiuso per inagibilità nel 1853I teatri Pace e il Pallacorda erano, a detta dello stesso Belli, due teatri in cui veniva rappresentate commedie per il basso popolo. Sempre il Pallacorda aveva ospitato opere di Moliere e di Goldoni  e successivamente cambiò nome in Metastasio
Pannini - Music Festival Teatro Argentina
Il teatro Valle, di origine settecentesca, era destinato a spettacoli di prosa, ma non mancavano gli spettacoli di "opere buffe", come quando nel 1834 vi fu rappresentato L'elisir d'amore di Gaetano Donizetti.

In quella stagione del 1832 di Carnevale non funzionava il teatro Capranica, teatro annesso a un collegio di questo nome. Fuori gioco era il Pavone, teatrino domestico del duca Cesarini fFrancesco e che aveva il nome della via in cui aveva l'ingresso. Invece quasi certamente  sarebbe stato esposto il cartellone del Teatro delle Dame o D'Alibert, già glorioso nel '700 e poi decaduto a luogo di spettacolo di atleti equilibristi, cui Belli non risparmia una severa critica.
Il magnifico teatro Tordinona, creato nel '600 grazie a una fondazione delle regina Cristina di Svezia, aveva subito drammatiche vicende (incendio), e aveva cambiato nome in Apollo alla fine del 700. 
Nell'800 visse un periodo di splendore grazie alla gestione Torlonia e ospitò opere di Rossini e Donizetti e poi divenne il teatro verdiano per eccellenza.
L'Argentina  era stato costruito tra il 1731 e 32, poi ampliato negli anni '40 dell'800 quando Verdi dopo l'Ernani destinava alla rappresentazione in questo palcoscenico I Due Foscari, e  venne  di nuovo trasformato nel 1859-60, quando Belli era ancora in vita. Infine nel 1869 divenne proprietà del Comune.

Li teatri de Roma 
Otto teatri fanno (1) in sta staggione 
de Carnovale si mme s’aricorda: 
Fiani, Ornano, er Nufraggio, Pallaccorda, 
Pasce, Valle, Argentina e ttordinone. (2) 
Crepanica nun fa, manco er Pavone, (3)
ma c’è invesce er Casotto: (4) 
e ssi ss’accorda quello de le quilibbrie e bball’in corda, 
caccia puro Libberti (5) er bullettone. 
Nun ce sò Arcídi (6) grazziaddio cuest’anno, 
ché st’Arcídi sò arte der demonio, 
e cquer che fanno vede è ttutto inganno, 
Io però, si ddio vò, co Mmanfredonio 
vad’a ppiazzanavona, (7) che cce fanno la gran cesta der gran Bove d’Antonio (8).

15 gennaio 1832 - Der medemo 
[Versione I teatri di Roma.
Otto teatri agiscono in questa stagione da Carnevale se mi ricordo: Fiani, Ornano, il Naufraggio, Pallacorda, Pace, Valle, Argentina e Tordinona. Capranica non è aperto, neanche il Pavone, ma c'è invece il Casotto (dei burattini): e se si metterà d'accordo con quello che fa gli equilibrismi  e i salti sulla corda, anche il teatro Alibert tirerà fuori il programma. Quest'anno non ci sono Atleti grazie a Dio che sono arte del demonio, e quello che fanno vedere è tutto inganno. 
Io però se Dio vuole, con Manfredonio vado a piazza Navona che ci fanno le gesta di Bovo d'Antona.]
Teatro Apollo

Note. 1 Termine generico: qui per «agiscono». 2) I tre primi, Fiano ed Ornani, agiscono con marionette, ed anche il terzo che ha poi più recentemente cambiato il nome in teatro della Fenice. Il quarto ed il quinto, Pallacorda e Pace, sono i due teatri di commedia pel basso popolo. Il sesto, della Valle, è drammatico e per solito di opera buffa. Il settimo, Torre Argentina, già dava opera regia, ma in questi ultimi anni si è questa trasportata al rinomato magnifico teatro di Tordinona (Torre di Nona). 3) Capranica, teatro annesso a un collegio di questo nome. Talora si affitta ed agisce venalmente. Il Pavone era già teatrino domestico del Duca Cesarini Francesco, e prende ora il nome della via ov’ha ingresso. 4) Casotto vagante dei burattini. 5) Teatro delle Dame detto d’Alibert. 6) Alcidi. Atleti de’ quali è venuta moda dopo il francese Mathevet. 7)Cioè, al Teatro Ornani. 8) Le gesta di Bovo d’Antona. 
Belli censore teatrale e traduttore di opere teatrali.
Addirittura poi tra il 1852 e il 1853 rivestì anche la carica di censore per la morale politica: in tale veste espresse giudizi su melodrammi di Verdi e di Rossinitragedie di Shakespeare, commedie del francese Eugène Scribe
19 gennaio 1834