il 2 febbraio è la festa detta della Candelora, una festività cattolica che si porta dietro anche una serie di proverbi popolari, decisamente legati con la meteorologia.
La Candelora, per la sua collocazione a "mezzo inverno", viene presa in considerazione dalle varie tradizioni popolari tramandate da generazioni, come momento che permette di prevedere cosa potrebbe riservare la seconda parte della stagione fredda.
Particolarmente famoso a Roma è il detto che segue:
Quanno viè la Candelora da l'inverno sémo fóra, ma se piove o tira vènto, ne l'inverno semo dentro.
In sostanza, sulla base di questa tradizione, la Candelora sancirebbe la fine dell'inverno, a meno che il meteo non sia piovoso o ventoso.
La festa religiosa
Il 2 febbraio è una data importante anche per la Chiesa cattolica, in quanto si festeggia la presentazione di Gesù al tempio. La festa è popolarmente detta della Candelora, perchè in questo giorno si benedicono le candele, simbolo di Cristo come luce del mondo.
Per un periodo questa festa era dedicata alla Purificazione della SS. Vergine Maria, in ricordo del momento, narrato al capitolo 2 del Vangelo di Luca, in cui Maria, in ottemperanza alla legge ebraica, si recò al Tempio di Gerusalemme, quaranta giorni dopo la nascita di Gesù, per offrire il suo primogenito e compiere il rito legale della sua purificazione.
La riforma liturgica del 1960 ha restituito alla celebrazione il titolo di"Presentazione del Signore", che aveva in origine. Secondo l'usanza ebraica, infatti, una donna era considerata impura del sangue mestruale per un periodo di 40 giorni dopo il parto di un maschio e doveva andare al Tempio per
purificarsi: il 2 febbraio cade appunto 40 giorni dopo il 25 dicembre, giorno della nascita di Gesù. Anticamente questa festa veniva celebrata il 14 febbraio (40 giorni dopo l'Epifania).
Inoltre la festa cristiana della Candelora ha moltissimi legami con una precedente festa pagana.
La Candelora nei Sonetti di Belli.
Questa festa doveva essere veramente molto sentita nella Roma del Belli, che nei suoi versi varie volte tocca questo argomento, a cominciare proprio da un sonetto intitolato così:
Questa festa doveva essere veramente molto sentita nella Roma del Belli, che nei suoi versi varie volte tocca questo argomento, a cominciare proprio da un sonetto intitolato così:
Er dua de frebbaro 1
Uh! cch’edè 2 ttanta folla a la parrocchia?
Perch’entri tutta eh! nunn j’abbasta un’ora.
E in sta cchiesa piú cciuca 3 d’una nocchia
sai cuanti n’hanno da restà de fora!
Senti, senti la porta come scrocchia! 4
Guarda si 5 ccome er gommito lavora!
Ma pperché ttanta ggente s’infinocchia 6
drento? Ah è vvero, sí, sí, è la cannelora.
Ecco perché er facchino e ffra Mmicchele
usscirno dar drughiere 8 co una scesta 9
jeri de moccoletti e dde cannele.
Tra ttanta divozzione e ttanta festa
tu a ste ggente però llevejje er mele 10
de la cannela, eppoi conta chi rresta.
Roma, 2 febbraio 1833
(Versione. Uh. Che che è tanta folla in parrocchia? Perchè entri tutta non basta un'ora. E in questa chiesa più piccola di una nocchia sai quanti dovranno restare fuori! Senti, senti la porta come scricchiola!Guarda come il gomito lavora! ma perchè tanta gente si caccia dentro? A è vero, si si è la Cnadelora. Ecco perchè il facchino e fra Michele uscirono dal droghiere con una cesta ieri di moccoletti e di candele. tra tanta devozione e tanta festa tu a sta gente togli il miele della cannella, e poi conta chi rimane.)
Cosa vuole dire negli ultimi versi? Come al solito, Belli denuncia l'ipocrisia. La folla è dovuta al fatto che in tale occasione a ogni fedele veniva consegnata una candela gratis...ed ecco svelato il perchgè di tanta folla..)
Il Belli, che sicuramente era freddoloso e non amava l'inverno...torna in un altro sonetto sulla Candelora, qui con un preciso riferimento metereologico. Si ribadisce che il 2 febbraio era considerata una giornata importante, perchè poteva decretare la fine dell'odiato inverno e comunque cominciava ad assaporare l'approssimarsi di Marzo, quando si poteva ricominciare a stare all'aperto giocando alla passatella.
L'inverno poi in quelle epoche in cui le case erano poco riscaldate si portava dietro: geloni, catarro e altri fastidiosi malanni...
Dimani, s’er Ziggnore sce dà vvita,
vederemo spuntà la Cannelora. 1
Sora neve, sta bbuggera è ffinita,
c’oramai de l’inverno semo fora.
Armanco sce potemo arzà a bbon’ora,
pe annà a bbeve cuer goccio d’acquavita.
E ppoi viè Mmarzo, e se pò stà de fora
a ffà ddu’ passatelle3 e una partita.
St’anno che mme s’è rrotto er farajolo,
m’è vvienuta ’na frega 4 de ggeloni
e pe ttre mmesi un catarruccio solo..
Ecco l’affetti5 de serví ppadroni
che ccommatteno er cescio cor fasciolo, 6
sibbè, a sentilli,7 sò ricchepulloni.8
In legno, da Morrovalle a Tolentino: - D’er medemo 28 settembre 1831
(Versione. Il tempo buono. Domani se il Signore ci da vita, vedremo spuntare la Candelora. Signora neve, sta bufera è finita, perchè oramai l'inverno è finito. Neanche ci possiamo alzare presto, per andare a bere qualche goccio di acquavite.E poi viene Marzo, e si può stare fuori a fare due passatelle una partita. Quest'anno che mi si è rotto il ferraiolo ( mantello), mi sono venuti una gran quantità di geloni e per tre mesi solouna catarro...Ecco gli effetti dei servi padroni che combattono il cecio col fagiolo, sebbene a sentirli so ricchi epuloni.
Note. 1 La Candelaia. 2 Dicesi in Roma: Quando vien la Candelora , dall’inverno siamo fuora; lo che con altri due mesi di giunta si verifica sempre. 3 Specie di giuoco, che consiste nel ber vino: vino che sì e chi no, con certe leggi. 4 Una gran quantità. 5 Effetti. 6 Combattere il cecio col fagiuolo: essere di assai magre fortune. 7 Sentirli. 8 Ricchi Epuloni: frase tolta dal Vangelo.