Teta, Nina, Betta, Maria, Checca,
Ggiartruda, Agnesa, Lalla, Clementina, Antonia, Marta , Maddalena; Nunziata, Nannarella,
Carlotta etc. sono alcuni nomi di donne romane che troviamo nei versi del poeta Belli, e che occupano quasi metà della sua vastissima produzione poetica.
Le Donne romane
Nei versi di Belli sono imperdibili i siparietti, in cui le donne si prendono la scena. Sono caratteri pieni di una vivacità e di una umanità straordinarie, che usano parole spesso crude, dirette da farle sembrare spesso villane, pettegole, alcune volte addirittura violente. E' il loro modo di reagire di fronte all'ingiustizia e alla debolezza della loro condizione.
Le popolane di Belli non si identificano assolutamente nella casalinga, ma sono girandolone che si incontrano spesso in strada, alla fonte, nei prati, all'osteria, in chiesa.
E così il Poeta alcune volte descrive i dialoghi infuocati fra le comari, le donne plebee, famose per non aver peli sulla lingua. Questa tipologia di donna, in tempi più recenti, è stata rappresentata nel cinema dalla grandissima Anna Magnani. Tre sonetti sono intitolati proprio alle "Le donne litichíne" (=litigiose) e.. qui chi più ne ha più ne metta.
Ggiartruda, Agnesa, Lalla, Clementina, Antonia, Marta , Maddalena; Nunziata, Nannarella,
Carlotta etc. sono alcuni nomi di donne romane che troviamo nei versi del poeta Belli, e che occupano quasi metà della sua vastissima produzione poetica.
Le Donne romane
Nei versi di Belli sono imperdibili i siparietti, in cui le donne si prendono la scena. Sono caratteri pieni di una vivacità e di una umanità straordinarie, che usano parole spesso crude, dirette da farle sembrare spesso villane, pettegole, alcune volte addirittura violente. E' il loro modo di reagire di fronte all'ingiustizia e alla debolezza della loro condizione.
Le popolane di Belli non si identificano assolutamente nella casalinga, ma sono girandolone che si incontrano spesso in strada, alla fonte, nei prati, all'osteria, in chiesa.
E così il Poeta alcune volte descrive i dialoghi infuocati fra le comari, le donne plebee, famose per non aver peli sulla lingua. Questa tipologia di donna, in tempi più recenti, è stata rappresentata nel cinema dalla grandissima Anna Magnani. Tre sonetti sono intitolati proprio alle "Le donne litichíne" (=litigiose) e.. qui chi più ne ha più ne metta.
Elemosine per l'incoronazione del papa
L'elemosina che si faceva in occasione dell'incoronazione di un nuovo papa permette al Poeta di presentarci uno di questi vivaci siparietti.
Per l'occasione si usava distribuire un'elemosina a tutti quelli che si presentavano nel cortile del Belvedere in Vaticano.
Belli, contrarissimo a ogni tipo di umiliante elargizione, ci fa rivivere una scenetta ambientata tra le donne plebee, in fila con la prole, per accaparrarsi una moneta utile al bilancio familiare.
Già in altro sonetto aveva denunziato gli imbrogli che connotavano tale operazione (Leggi qui >)
Il dialogo tra le donne romane parte sui toni alti della lite. La prima donna che parla non capisce perchè solo all'altra è stato dato un paolo (moneta), l'altra risponde che è incinta. Ma la prima non ci crede, e così si passa alle ingiurie vorticose sotto forma di domande incalzanti nella seconda quartina.
Poi però l'atteggiamento cambia, perchè la seconda donna confessa di avere ingannato le autorità, mettendosi un cuscino per fingere di avere la pancia; e allora la prima si rammarica che l'altra non le abbia suggerito la medesima idea. Il dialogo si presenta vivace e si passa, con pochi tratti, dalla rabbia all'insolenza alla complicità al rammarico.
Poi però l'atteggiamento cambia, perchè la seconda donna confessa di avere ingannato le autorità, mettendosi un cuscino per fingere di avere la pancia; e allora la prima si rammarica che l'altra non le abbia suggerito la medesima idea. Il dialogo si presenta vivace e si passa, con pochi tratti, dalla rabbia all'insolenza alla complicità al rammarico.
Er grosso a Bbervedé 1
«Io un grosso, tu un grosso, quella un grosso,
e pperché sta vecchiaccia de San Zisto 2
ha da avé avuto un pavolo, pe ccristo?
Pe li bbell’occhi sui cor cerchio rosso?»
«Che! ssete sceca? 3 Nu l’avete visto
ch’ero gravida?» «Tu, rrospa de fosso?!
Co cqueli quattro carnovali addosso?
E cchi tte porti in corpo? L’anticristo?»
«Zzitta llí, bbrutta serva de Pasquino.
Ggià ho ttrentun’anno solo; eppoi, sorella,
oggni donna pò mméttese 4 un cusscino».
«Quann’è cquesto eri gravida sicuro.
Dímmelo a ttempo, ché, ssibbè 5 zzitella,
sta gravidanza la trovavo io puro». 6
30 marzo 1836
[Versione. IL GROSSO AL BELVEDERE. "Io un grosso, tu un grosso, quella un grosso, e perchè questa vecchiaccia del san Sisto deve avere un paolo, per Cristo? Per i suoi begli occhi suoi cerchiati di rosso?"
"Che siete ceca? Non avete visto che ero gravida?" "Tu rospa di fosso? Con quei quattro stracci addosso? E chi porti in corpo l'AntiCristo?" "Stai zitta, brutta serva di Pasquino. Già ho solo 31 anni; e poi, sorella, ogni donna si può mettere un cuscino" "Dovevi dirmelo per tempo, che, perchè, sebbene zitella, una gravidanza la trovavo pure io"]
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NOTE. 1 Nell’anniversario dell’incoronazione del Pontefice regnante, si dispensa un grosso di argento a tutti che vadano a prenderlo nella gran corte di Belvedere in Vaticano. Le donne incinte hanno doppia largizione. 2 Chiamasi di S. Sisto un ospizio pe’ vecchi. Quindi alle persone molto annose dicesi vecchio o vecchia da S. Sisto. 3 Siete cieca? 4 Può mettersi. 5 Sebbene. 6 Pure.