12/02/22

G.G. Belli e il "carrozzone" del papa



In alcuni Sonetti, Belli fa riferimento al mezzo di trasporto con cui il papa, spesso accompagnato dai cardinali, soleva spostarsi dentro e fuori Roma. 
Questo veicolo viene indicato dal Poeta  sempre e solo con il termine romanesco 
dispregiativo di "carrozzone"(1)  
Leone XII e la carrozza 
papale
La costruzione della 
bellissima Berlina Pontificia 
di Gala venne realizzata  sotto il pontificato di Leone XII ( Annibale  della  Genga 1823-1829)  e completata sotto Gregorio XVI ( Bartolomeo Cappellari 1831-1846).   
Secondo la linea stabilita alla fine del '700 dal cesenate papa Pio VI (1775-1799), lo scopo di questa lussuosa e molto costosa carrozza era quella di mettere in evidenza a tutti la sovranità del papa e della sua corte. 
Oggi si parlerebbe di status simbol del papato, con cui si voleva esaltare la figura del papa, sottolineandone il suo centrale ruolo nei riti e nei cerimoniali romani. 
Nel 1841 il valore stimato della carrozza iscritto in un inventario fu di 12250 scudi papali. Una cifra da capogiro
La splendida carrozza di Gran Gala non venne mai usata da Leone XII (2), ma da Pio VIII per la presa di possesso della basilica Lateranense il 24 maggio 1829.  Questa berlina non venne più usata dopo il 1870 ,  dopo la Breccia di porta Pia. Evidentemente non vi erano più motivi per usare una berlina di Gran Gala per un pontefice che era stato privato di tutti i suoi stati e della sua sovranità temporale. 


Simboli del potere
In contrasto con questa linea di sfarzo, invece di usare la sontuosa berlina, Leone XII, come mezzo di trasporto,  preferì il modesto frullone, un mezzo di servizio, una specie di utilitaria, impiegata per i viaggi del pontefice o per il seguito della famiglia pontificia. 
Addirittura l'apertura del giubileo del 1825, Leone XII guidò le processioni andando a piedi, quasi scalzo per dare al popolo e ai forestieri un messaggio di maggiore spiritualità, e di poco interesse agli sfarzi mondani. 
Il Poeta Belli era contro l'ostentazione, lo sfoggio  adottati dal papa e dalla Corte, e contrario a tutti i simboli e alle forme in cui si esteriorizzava l'immenso potere papale. 
Secondo Belli il Papa, invece di disinteressarsi totalmente dell'umanità dolente, nella sua doppia natura di capo spirituale e politico, avrebbe dovuto impegnarsi contro il problema della povertà, dell'ingiustizia che caratterizzava la società dell'epoca.  La sua Roma era una città dove era netta la separazione fra la Curia e la plebe. Da una parte vivevano i rappresentanti dello stato teocratico: il “papa-Vicecristo”-, accompagnato da un immenso stuolo di cardinali,  tutti  privilegiati, insieme ad una decrepita nobiltà ereditaria - dall'altra una plebe abbandonata a se stessa.
L'accusa che si muoveva al papa era la sua chiusura, il suo sovrano disinteresse per l’umanità dolente, teso come era  solo a realizzare i suoi sogni di potenza e godimento di beni materiali..


Il carrozzone nei Sonetti
I sonetti in cui Belli cita il veicolo usato dal papa sono cinque e sono scritti nell'arco cronologico che va dal 1832 al 1838. 
Il papa cui il poeta Belli si riferisce è  Gregorio XVI (1831-1846)
Il pontificato di questo papa si svolge durante un arco di tempo di 15 anni,  dal 1831 al 1846, periodo in cui Belli si dedica anima e corpo alla stesura dei suoi Sonetti. 
E proprio nei confronti di questo papa Belli prova grande irritazione, in quanto lo considera un  Vicario di Cristo corrotto  e lo sommerge di aggressioni verbali.
La vita del Poeta Belli fu lunga, soprattutto per quei tempi, essendo nato nel 1791 e morto all'età di 72 anni nel 1863. 
In questo periodo si avvicendarono sul trono pontificio addirittura sei papi: Pio VI, Pio VII, Leone XII, Pio VIII, Gregorio XVI e Pio IX. 
Un vero record!
 (leggi qui....)
Il carrozzone serve a sottolineare lo sfarzo, che circonda ogni uscita di Gregorio XVI, ogni cerimonia papale cui partecipava.


CARROZZONE COME DIFESA. Salvo poi ridicolizzare il papa, chiamato anche zor Grigorio,  quando lo ritrae nel carrozzone, dove si deve rifugiare per salvarsi dalla folla inferocita, o ancora quando trasforma l'atto simbolico e carico di significato della benedizione papale in bbenedizzionaccia lesta lesta... (vedi: E cciò li testimoni).


Lo stesso carrozzone  serve quindi al papa per barricarsi dentro e difendersi dalla folla inferocita, che minacciosamente, durante una delle tante processioni,  lo circonda con scopi tutt'altro che benevoli...

...strillanno: «Pane, o vve scannamo ar covo»... 

I sonetti in cui si cita il carrozzone sono i segg.:
489. Er Papa novo del 1832
1491. Tutto cambia del 1835
1936. La priscissione a Ssan Pietro del 1837
1977. E cciò li tistimònî del 1838
380. Er trionfo de la riliggione 1832


La costruzione della Berlina di gran gala.
Realizzata a Roma  tra il 1823 e il 1829, come da iscrizione sulla carrozza. I suoi costruttori furono gli affermati Fratelli Casalini, fabbricanti e negozianti di carrozze rinomati non solo in Italia, ma anche all’estero, i cui laboratori si trovavano in via Margutta, nei pressi di Piazza di Spagna, ed erano in grado di costruire ogni tipologia di carrozza. 
La loro firma compare infatti sui pignoni delle ruote. Realizzata in legno e metallo, essa è magnificamente decorata con intagli dorati in ogni sua parte. 
Costruita per essere tirata da sei cavalli, non ha posto per il guidatore poiché veniva condotta da tre postiglioni con guida alla “Daumont”. Poichè i cocchieri non potevano dare le spalle al Papa, così la carrozza era tirata da un tiro à la Daumont, dove i “cocchieri” sedevano sui cavalli di sinistra sellati. In questo modo la guida della carrozza avveniva agendo direttamente sui cavalli dalla sella e non più dal sedile del cocchiere.
Eliminando il sedile del cocchiere si ottiene un veicolo più elegante soprattutto nelle carrozze aperte, dove la mancanza della cassetta del cocchiere fornisce molta più visibilità alle persone che siedono nella stessa. 
Per questo motivo il tiro à la Daumont venne usato soprattutto nelle carrozze di gala.
Sormontata da quattro pennacchi, che secondo il protocollo distinguono il “Servizio Pontificio” di alcune cerimonie solenni, al suo interno, interamente tappezzato in damasco di seta cremisi, era posizionato un trono sovrastato da un capocielo, finemente ricamato a rilievo in filo d’argento, con la rappresentazione della colomba dello Spirito Santo al centro di una raggiera d’oro. 
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1)Termine entrato nel gergo popolare anche oggi per indicare nella polemica politica e nella pubblicistica, ente statale o parastatale, creato o tenuto in vita dai governi al solo scopo di recar vantaggi alle proprie clientele elettorali.
(1) Cfr. «La nuova stufa nobile in servizio di Nostro Signore». Committenza di corte per rappresentare la sovranità pontificia: la carrozza di Leone XII, in "La corte papale nell'età di Leone XII", a cura di I. Fiumi Sermattei e R. Regoli, Ancona 2015, pp. 149-170