14/06/19

G.G.Belli e l'aria cattiva di Roma

G.P. Pannini - Il Lago di piazza Navona 
1756
Roma giugno 1845,
faceva già caldo..    E, proprio a causa dall'arrivo dell'estate che si presagiva sarebbe stata,
come spesso accadeva, afosa, soffocante, il Poeta Belli scrive un sonetto intitolato: L'aria cattiva...
La calura estiva (1)
Varie sono le testimonianze che riferiscono dellaria afosa, opprimente, del caldo soffocante e snervante che c'era a Roma nelle poche passatee che di notte rendeva difficile dormire e di giorno rendeva faticoso svolgere qualsiasi tipo di occupazione. 
E così chi se lo poteva permettere lasciava la città per i più freschi Castelli romani. Non è un caso che i pontefici si trasferivano nel bel palazzo pontificio di Castelgandolfo sui Colli Albani, circa venti chilometri a sud di Roma. Luogo prescelto come luogo di villeggiatura da molti papi, a cominciare da Urbano VIII subito dopo la sua elezione a pontefice (1623) e a finire sotto il recente pontificato di Benedetto XVI (2005-2013).
A. Pinelli,
Cocomerari a piazza Navona
Il popolino, che non conosceva la villeggiatura, conviveva con i malesseri derivanti dal caldo afoso: spossatezza, sudorazione, sbalzi pressori... reagiva con semplici rimedi come una bella fetta di cocomero o una immersione in Piazza Navona allagata o facendo il bagno, anche se era vietato, nelle vasche delle belle fontane romane...
E Roma da questo punto di vista era comunque una privilegiata, perchè l'acqua abbondava fin dai tempi più antichi....
Il caldo e le malattie 
L'arrivo del caldo spesso era accompagnato da problemi più seri, come le terribili epidemie di colera e anche le febbri
malariche che spesso mietevano vittime. 
Malattie favorite dalle carenti condizioni igieniche della città eterna,  dalla mancanza di servizi igienici nelle abitazioni e dalla vicinanza con zone paludose. E la medicina non era ancora in grado di affrontare situazioni così difficili.....

E' nota la paura di Belli per le malattie, e non va dimenticato che la moglie Mariuccia era morta per il colera proprio durante l' estate del 1837. Di questa terribile epidemia, diffusasi a Roma dal 1836 e proveniente dal Regno di Napoli, resta il ricordo dell'impressionante numeri di morti, che vengono indicati in una "Statistica Ufficiale" a metà del 1838: 2551 uomini e 2868 donne per un totale di 5419 morti. 
Ma  il censimento di Pasqua dà nel 1837 una cittadinanza di 156.552 abitanti e nel 1838 di 148.903, per una differenza di 7649; tanti evidentemente sono stati i morti per il colera.
Il sonetto
Belli scrive vari sonetti dedicati all'estate, al caldo estivo, e parecchi proprio al colera....ma in questa occasione  in particolare ci interessa un sonetto scritto nel giugno del 1845 e intitolato: L’aria cattiva.
Qui Belli invita, con grande impeto, i forestieri ad andarsene da Roma per paura del caldo e delle malattie. Il caldo che stringe in una morsa Roma a luglio e agosto è definito come il giudizio universale che  può portare alla portava alla morte tutti...
L’aria cattiva
Scappate via, sloggiate, furistieri:
fora, pe ccarità, cch’entra l’istate.
Presto, fate fagotto, sgommerate,
ché mmommó a Rroma sò affaracci seri.
Nun vedete che ppanze abburracciate?
che ffacce da spedali e ccimiteri?

Da cqui avanti, inzinenta li curieri
ce mànneno le lettre a ccannonate.
Si arrestate un po’ ppiú, vve vedo bbrutti,
ché cqui er callo è un giudizzio univerzale:
l’aria de lujj’e agosto ammazza tutti.
Pe ppiú ffraggello poi, la ggente morta
séguita a mmaggnà e bbeve, pe stà mmale
e mmorí ll’ann’appresso un’antra vorta.


[Versione

Scappate via, allontanatevi forestieri, fuori per carità che entra l'estate.
Fuori, preparate i fagotti, sgomberate, che adesso a Roma sono affari seri. 
Non vedete che pance gonfie ? che facce da ospedali e cimiteri?
Da qui in avanti, i corrieri consegnano le lettere con il cannone.


Se restate un pò di più, vi vedo brutti, 
che qui il caldo è come il giudizio universale: l'aria di luglio e agosto ammazza tutti.
Per maggiore flaggello poi, la gente, sebbene sia quasi morta, 
continua a mangiare e a bere, per star male e morire l'anno appresso un'altra volta]
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 1) vedi Luigi Ceccarelli,  Antologia dell'insopportabile caldo romano