02/01/20

G.G. Belli e il cuoco-poeta Adolfo Giaquinto.

Adolfo Giaquinto (Napoli 1846 - Roma 1937) è stato un celebre cuoco e gastronomo italiano. Cuoco di professione, si occupò di culinaria scrivendo libri (La cucina di famiglia1901; ecc.) e sui giornali dell'epoca. 
Contemporaneamente si occupò anche di poesia romanesca, scrivendo per parecchi anni, con Luigi Zanazzo, sul periodico Rugantino e fondando (1902il giornale dialettale Marforio. 
Giaquinto nelle sue poesie  (vedi Raccolta completa di poesie dialettali1909) ritrae aspetti popolareschi della Roma di dopo l'unità, alternando al romanesco quel linguaggio cosìdetto "cispadano", caratteristico dei contadini abruzzesi e molisani venuti a lavorare nella capitale.

Giaquinto conosceva il poeta Belli? Difficile pensare che il poeta romanesco Giuseppe Gioachino Belli e Adolfo Giaquinto si siano conosciuti, perchè quando Belli muore, nel 1863, Giaquinto ha solo 17 anni!! 
Viceversa è però possibile che Giaquinto abbia potuto leggere qualche Sonetto belliano nella prima edizione, che, seppur incompleta, risale al 1870, a cura di Luigi Morandi.
Comunque la poesia di Giaquinto non è assolutamente paragonabile al genio di Belli e vive invece di un'ispirazione più leggera (per saperne di più vedi:  Treccani- dizionario biografico online).

Il miraggio del posto fisso
Come emerge nella mostra virtuale pubblicata online: Giuseppe Gioachino Belli-Impiegato nell'amministrazione pontificia (1807-1845) (clicca qui), il Poeta Belli aspirò sempre alla sistemazione sicura presso gli uffici pontifici e la ricostruzione della sua carriera ne è una conferma.
E chi poteva dargli torto...
Anche in alcuni componimenti di Giaquinto si ritrovano i riferimenti alla tematica del posto fisso, all'impiego presso l'amministrazione pubblica visto come traguardo per sistemarsi definitivamente con uno stipendio sicuro e poi una pensione assicurata.  
Tanto più che Giaquinto scrive quando sono iniziati dei cambiamenti epocali, a partire dal 1870, nel campo della riorganizzazione burocratica dello stato italiano.  
In particolare riportiamo il sonetto scritto nel 1894 del poeta -cuoco-gastronomo Adolfo Giaquinto.

In cerca d’impiego
Tu che cciai ggiro e cche conoschi tanti,
Vedi un po’ d’ajutamme, caro Tito;
Ciò un fijo giovenotto che vviè avanti:
Procura d’imbuciallo in quarche ssito. 
–E che vvoi che t’ajuti? Oggi è ffinito: 
Li posti so’ ’ccupati tutti quanti;
È granne? – Ha ventott’anni. –
È assai ’struvito? – Macché ’struvito: è ’r dio de’ l’ignoranti.
Tra ttanti pezzi grossi che cconoschi, 
Troveje un posto pe’ sazzià la fame... 
Da guardia-carceraria, guarda-bboschi... – 
Ma per entracce je ce vò ’n esame... 
Tu’ fijo in che mmateria è ppiù scafato? –
I’ gnente: legge appena lo stampato.

[Versione. IN CERCA D'IMPIEGO. Tu che hai un giro di  amicizie e che conosci tante personevedi un pò di darmi un aiuto, caro Tito;
Ho un figlio giovanotto che sta crescendo:datti da fare per fargli trovare un impiego -E come posso aiutarti? Non sono più questi i tempi:
I posti sono occupati tutti quanti;E' grande? - Ha 28 anni
Ha una buona istruzione? - Macchè istruito: è il Dio degli ignoranti.
Tra i tanti pezzi grossi che conosci, trovagli un posto perchè possa mangiare...
Da guardia carceraria, da guardaboschi...-
Però per entrare deve fare un esame.. Tuo figlio quale materia conosce meglio?-
Lui non conosce niente: legge a malapena i caratteri stampati.]