22/04/22

Belli, il principe Poniatowski e la moglie Cassandra Luci


Il principe S. Poniatowski
Quello che diventerà il famoso poeta romanesco Giuseppe Gioachino Belli  ad appena 19 anni, già orfano di padre e anche della madre, ha bisogno di lavorare e di un alloggio.
Così nel 1810 il principe Stanisław Poniatowski (1754–1833), nipote dell'ultimo sovrano del regno di Polonia Stanislao, residente a Roma, ha l'opportunità di farsi assumere come segretario del principe. 
Possiamo intuire che il principe lo prese con sè grazie a qualche raccomandazione, visto che all'epoca era molto difficile trovare lavoro, senza avere "un santo in Paradiso".

 In questo caso poi non si trattava solo di un lavoro, ma il principe gli offrì la possibilità di abitare  nel suo bel palazzo, situato in via della Croce 81. 
IL PALAZZO PONIATOSKY. Situato in via della Croce 81, fu costruito da Giuseppe Valadier nel 1794 per il ricchissimo principe polacco  sull' isolato ad angolo tra le vie della Croce, Mario de' Fiori e Vittoria. 
Il principe aveva acquistato un palazzetto in via della Croce e altri tre piccoli edifici limitrofi, affidandosi al Valadier per avere un solo fabbricato più grande. 
Cassandra Luci
In pratica il Valadier demolì in gran parte i tre piccoli, inglobandoli nel palazzetto, che sviluppò su quattro piani di sei finestre su via della Croce, di ventuno su via Mario de' Fiori e di tre su via Vittoria, tutte a cornice semplice. 
E la gente chiamò il palazzo «er grissino» per la sua lunga forma che lambiva le vie parallele. Era un' autentica dimora principesca, con lo studio e l' appartamento del Poniatowski al secondo piano e l' ingresso dalla scala principale mantenuto al numero 81 di via della Croce, mentre il resto della casa, con una scala di servizio al civico 39, era utilizzato dal personale domestico, un esercito di cuochi,maggiordomi, cocchieri e cavalcanti. 
E poi, una corte di ben quaranta persone, con due gentiluomini, monsieur Loger di Parigi e il conte Donini dell' Ordine di Malta, oltre a un noto maestro di musica, lo Zanotti; e il salotto Poniatowski era aperto a studiosi e artisti, molti dei quali stranieri. 
Successivamente il palazzo, dopo diversi passaggi di proprietà, fu acquistato da Teresa Boncompagni Ludovisi; la nobildonna fece sopraelevare l' edificio sul lato di via Mario de' Fiori, lo suddivise in singoli appartamenti e lo rivendette. 

CASSANDRA LUCI  (Roma, 1785 – Firenze, 1866). All'epoca, il principe aveva per compagna una popolana di circa venti anni più giovane, Cassandra Luci, ribattezzata Caterina, in onore dell’imperatrice russa; questa donna aveva lasciato il marito, Vincenzo Benloch, e il principe Poniatosky voleva sposarla, tanto che aveva avanzato richiesta di annullamento del suo matrimonio alla Sacra Rota. 
Anche perchè dall'unione erano nati cinque figli tra il 1806 e il 1816, che non aveva potuto riconoscere. Il principe peraltro non ottenne l' annullamento del matrimonio dalla Sacra Rota e, indignato, nel 1824 si trasferì con la compagna a Firenze, vendendo il palazzo Poniatowski. E comunque riuscì a sposare Caterina solo alla morte del marito, nel 1830.

LA VICENDA. Giuseppe Gioacchino Belli all'epoca in cui si svolsero i fatti, era un attraente ventenne, con poca esperienza di vita, rispetto al principe Poniatosky, ormai anziano,  e come detto ebbe l'opportunità di vivere in questa nobile casa. 
Probabilmente fu al centro delle attenzioni da parte della bella Caterina, tanto che improvvisamente senza spiegazione nel 1813 venne licenziato.
Abbiamo trovato anche un sonetto che Giuseppe dedicò a Costanza. Non sappiamo  però se il giovane contraccambiò l'interesse per la donna, anche se è ipotizzabile che Giuseppe dovette  fare qualche mossa sbagliata rispetto al principe.
Resta il fatto che fu bruscamente allontanato: ricordiamo che all'epoca dei fatti
erano sempre gli umili, i poveracci che ci andavano di mezzo.
Ce lo racconta lo stesso Belli in un sonetto in lingua osservando che il licenziamento avvenne «senza saver perché come o per cui»; ma in nota ai versi precisò che in sostanza era stato allontanato «per occulta opera di lei», che qualificò come «meretrice». 
Comunque il poeta si vendicò in un altro sonetto in romanesco, storpiando il cognome del principe in Pugnatoschi e definendolo «cuer gran Prencipe dotto de Piggnatosta».

Nel  Sonetto I padroni di Cencio Belli fa una gustosa lista dei tanti padroni del popolano Cencio (cioè Vincenzo) storpiano nomi in modo da presentare un doppio senso furbesco, anche se tra tutti i padroni citati il più interessante appare quello del Principe Poniatoski, dove era avvenuta la triste vicenda della cacciata senza motivo del Belli, probabilmente per aver resistito alla avances dellea contessa.

I padroni di Cencio 1

Cencio aggnede2 a sserví la Prencipessa

Vespa d’Olanna3 poi sartò de bbotto

Pe ddecane4 cor Duca Sasso-cotto,5

Che ss’incattolicò pe ssentí mmessa.

Doppo un anno passò cco la Duchessa

Scefallova6 a ttienejje7 uno sscimmiotto:

Poi lo pijjò cquer gran Prencipe dotto

De Piggnatosta8 pe la su’ Contessa.

Ma ggià, dda cuanno perze9 Napujjone,10

E scappò vvia Quitollis,11 era stato

Lacchè dder General Lavacojjone.12

E ffinarmente adesso è accommidato

Co cquella prencipessa de Bbarbone,13

Che sse sposò cco un nostro intitolato.14

Er padre è ggiubbilato

De la reggina morta de le Trujje,15

Che ss’è ttrova16 in ner monno a ttante bbujje. 17

E, ssi vvòi l’allelujje

De sto bber zarmo e dde sti nomi matti,

in Piammonte18 tiè un zio co Sciacquapiatti:19

Senza che tte commatti 20

A ssapé cche cquest’antro è un’anticajja 21

Der Cardinal Dejjorgheni22 e Ssonajja.23

Roma, 14 gennaio 1833


Note

 1 Vincenzo. 2 Andò. 2a Westmoreland. 3 Decano. 3a Principe Federico di Saxe-Gotha. 3b Contessa Schouwaloff. 4 Tenerle. 4a Principe Stanislao Poniatowski. 5 Perdé. 5a Napoleone. 5b Il general Miollis. 5c Il generale Lavauguyon. 5d Di Borbone. 5e Titolato (Ruspoli). 5f Maria Luisa d’Etruria. 6 Trovata. 7 Buglie. 7a Piemonte. 7b Cardinale Caccia-Piatti. 8 Ti combatta, ti affatichi. 9 Servo antico. 9a De York. 9b Cardinal della Somaglia